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di Mario Guido
Sta per trascorrere il quarto mese da quella sera del gennaio scorso durante la quale, nella penombra di una cappella del Santuario di S. Umile a Bisignano, al padre Provinciale dell’OFM, di Calabria, Francesco Lanzillotta veniva consegnato il misterioso pacco ( un ammuffito scatolo di scarpe ) che conteneva un mucchietto di ossa umane avvolte in un vecchio foglio di giornale.
Immediatamente la notizia si propagò in lungo ed in largo e si gridò al nuovo miracolo compiuto del Santo bisignanese, S. Umile, che aveva fatto ritrovare le sua ossa benedette.
Era accaduto, infatti, che nella notte tra il 13 e 14 marzo del 1977 ignoti ladri sacrileghi avevano rubato l’urna d’argento che conteneva, appunto, le ossa del Santo.
Nonostante le continue richieste e sollecitazioni rivolte in ogni solenne occasione ai ladri perchè restituissero, almeno, le ossa trafugate, per 35 anni non si è mai saputo nulla.
In occasione delle ultime festività natalizie il vescovo metropolita della Diocesi di Cosenza – Bisignano, mons. Salvatore Nunnari, nel corso della sua partecipazione ad una solenne cerimonia nella chiesa madre di Bisignano, ha rinnovato, ancora una volta, l’appello sulla restituzione delle ossa del Santo anche in previsione della ricorrenza del primo decennale della sua santificazione che cade il prossimo 19 maggio 2012.
Probabilmente chi si trovava in possesso del misterioso pacco si è deciso, finalmente, a consegnarlo nella forma che è stata detta.
Ovviamente i Frati del Santuario non se la sono sentita di esporre alla venerazione dei fedeli quella ossa senza prima avere una certificazione legale sulla loro natura ed appartenenza.
E così ha avuto inizio la fase delle indagini che sono state affidate, per conto della Magistratura, in un primo tempo, al Reparto di Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri ( RIS) di Messina per l’esame comparato del DNA delle ossa restituite, con quello delle reliquie già in possesso dei Frati.
L’estrazione del DNA avrebbe richiesto la distruzione delle poche reliquie esistenti e così i Frati si sono trovati costretti a rinunciare alla prova del DNA.
Si è deciso allora di stabilire l’epoca delle ossa facendo l’esame del radiocarbonio 14 e quindi le ossa, in questo momento, si dovrebbero trovare presso il Centro Datazione al Radiocarbonio CEDAD dell’Università del Salento di Brindisi che è uno dei più quotati centri di ricerca d’Europa del genere.
Prima di stabilire la datazione dei reperti occorre sottoporli ed una lunga serie di trattamenti per estrarne il collagene, la cellula base che costituisce il tessuto osseo.
Questa sostanza viene poi inserita in un acceleratore di particelle che ne accerta la data.
Come si vede è un processo lungo e complicato la cui riuscita dipende da tanti fattori.
A questo punto occorre attendere, almeno due o tre mesi, per avere notizie più o meno certe sull’epoca della ossa e, ammesso e non concesso, che queste sono appartenute ad un corpo vissuto tra il 1590 ed il 1650 chi potrà mai affermare, con certezza, che facevano parte proprio dello scheletro dell’umile francescano, al secolo Lucantonio Pirozzi, oggi S. Umile?.
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