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Doveva essere la festa dell’amicizia è cosi è stato. Il centro storico tirato a lucido, illuminato dalle luci soffuse delle candele e da una luna piena che sembrava uscita da un libro di favole, ha mostrato il lato migliore di se, accogliendo il pubblico, numeroso ed entusiasta, desideroso di partecipare alla terza edizione di “Vivere Belmonte”, l’evento culturale organizzato per ricordare con gioia e spensieratezza, Nicola Colavolpe, colui che, nel nome della tradizione popolare e dell’espressionismo artistico, aveva dato il via a questa particolare iniziativa.
È stata una serata densa di emozioni, con gli artisti di strada che hanno allietato il cammino dei visitatori tra le strette vie del borgo e con i musicisti che hanno ricordato le origini della terra di Calabria, troppo spesso dimenticate da chi decide di vivere in maniera frenetica, preferendo le amicizie virtuali di internet al vero contatto umano. A rendere il tutto ancora più attraente i tavoli delle degustazioni con i prodotti tipici di Belmonte Calabro e delle zone limitrofe: un tuffo nella cucina del passato che ha entusiasmato turisti e residenti.
Il borgo antico, reso a festa dalla presenza di arazzi ed addobbi floreali in tema con i quattro elementi primordiali, ha mostrato la parte più bella della Calabria: quella dell’accoglienza, così come testimoniato dagli esuli nordafricani che hanno intonato i canti dei propri paesi d’origine; quella della genuinità, rimarcata dal buon vino che per una volta ha fatto dimenticare le bibite ultra moderne di importazione statunitense; quella dell’operosità, assicurata dai prodotti unici ed inimitabili degli artigiani che con sapienza e maestria combattono il progresso riproponendo un passato dimenticato forse troppo in fretta.
In ogni angolo di Belmonte Calabro si respirava la presenza di Nicola Colavolpe: una persona che conquistava con la forza dell’amore, che creava emozioni combinando colori, quasi stesse giocando a fare l’arcobaleno. Un uomo che ha vissuto una vita troppo breve, ma che ha lasciato intorno a sé una magia ancora intatta che si percepisce parlando di lui, colloquiando con chi lo ha conosciuto ed anche con chi ne ha sentito solo parlare.
Entrare nel suo laboratorio, allora come oggi, significa tornare indietro nel tempo, pensare alle filastrocche ed alle piccole cose che hanno illuminato l’infanzia felice di ogni bambino, rivivere a distanza di anni la stessa passione di un incontro tra una mamma ed un figlio dopo qualche giorno d’assenza. Negli occhi di Nicola Colavolpe c’era tutto questo e non c’era alcun bisogno di dire altro. Bastava vederlo all’opera e tra i nastri e la colla a caldo emozioni e desideri prendevano forma, pronti a colorare la vita degli altri.
Oggi Nicola non c’è più. Ma ci sono i suoi ricordi che continuano a vivere tramite i suoi amici ed i suoi familiari e soprattutto c’è l’affetto della gente che lo ricorda nella sua Belmonte Calabro.
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