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Confermato dalla Corte d’Appello di Catanzaro, Giudici dott. Palma Talerico Presidente, Donatella Garcea ed Alessandro Bravin giudici a latere, il verdetto assolutorio emesso nel primo grado di giudizio per il ventisettenne rossanese G.S. assistito e difeso dagli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena entrambi del Foro di Rossano.
All’uomo era contestato di aver aver commesso il reato di violazione di domicilio perché, nel dicembre 2009, si introduceva nell’abitazione nella quale dimoravano le sorelle E.F. S.F. e K.F., contro la volontà di quest’ultime e con violenza sulle persone giacchè, di fronte al rifiuto manifestato dalle vittime di permettergli l’ingresso in casa, cominciava ad urlare contro le stesse spintonando K.F., che si era frapposta tra il prevenuto e l’ingresso, vincendo
in tal modo la sua resistenza.
In primo grado, a giudicare l’imputato – nelle forme del rito abbreviato condizionato all’escussione della parte offesa – fu il Tribunale di Rossano , giudice Dott. Guglielmo Labonia, ed il giudicante assolveva l’uomo perché il fatto non sussiste.
Avverso la sentenza di assoluzione il Pubblico Ministero proponeva appello al fine di ottenere la riforma della sentenza.
All’udienza penale d’appello, presso la Corte d’Appello di Catanzaro, l’uomo era assistito e difeso dagli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena che in sede di arringa sostenevano che l’imputato doveva essere mandato assolto perché nel valutare le dichiarazioni della parte offesa appariva palese che il comportamento delle sue sorelle, nel voler escludere ed ostacolare l’ingresso dell’imputato nell’abitazione, non poteva essere ritenuto rilevante, sia perché l’abitazione era presidiato dalla presenza di quest’ultima e sia perché trattavasi di soggetti che , alla luce dei dati anagrafici e della saltuaria o precaria presenza in quell’abitazione , non erano titolari del diritto di escludere l’ingresso dell’imputato diritto quest’ultimo riservato al solo proprietario dell’immobile ossia alla parte offesa che in quell’occasione non si era opposta.
Il Pubblico Ministero dott.ssa Marisa Manzini insisteva nella riforma della sentenza di primo grado e di voler condannare l’imputato alle pene di legge.
Il Collegio giudicante, valutato tutto il materiale probatorio, accoglieva la tesi difensiva degli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena ed assolveva , confermando la sentenza di primo grado, l’uomo perché il fatto non sussiste.
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