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In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, sabato 24 settembre, alle ore 18.30 presso la Sala Conferenze della Galleria Nazionale di Cosenza (Palazzo Arnone) si terrà l’incontro “Giulio Telarico, I segni e le ombre. Nuove opere nella collezione d’arte Contemporanea della Galleria Nazionale di Cosenza”.
L’appuntamento nasce dall’intenzione di creare un momento di dialogo e scambio tra la cittadinanza e Giulio Telarico, artista cosentino, autore di una delle opere recentemente acquisite dalla Galleria Nazionale di Cosenza.
All’incontro interverranno Nella Mari, Direttore della Galleria Nazionale di Cosenza /Direttore delegato al Polo Museale della Calabria e Andrea Romoli Barberini, docente di Storia dell’arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. L’appuntamento è stato organizzato con il coordinamento di Domenico Belcastro e Francarosa Negroni. Apertura straordinaria prolungata fino alle ore 21 (ultimo ingresso ore 20.30).
L’ingresso è libero.
Giulio Telarico è nato a Cosenza nel 1949. Laureato al DAMS, ha insegnato discipline pittoriche presso il liceo artistico di Cosenza. Risiede e opera tra Cosenza e Roma. I suoi inizi sono legati all’analisi del paesaggio, verso un tipo di pittura figurativa che si potrebbe definire paesaggistica-macroscopica. In quest’ambito pittorico realizza nel 1978 il manifesto per la XIII Edizione del Premio Sila. A partire dagli anni Ottanta l’attenzione al dettaglio si focalizza sugli elementi decorativi. Dice Luciana Zingarelli: “Telarico accelera il processo destrutturante del tempo e dell’incuria sulle antiche superfici decorate e sugli intonaci dei muri che formano il contesto della sua immagine quotidiana, svelandone, attraverso una gestualità libera e controllata, l’interiore vitalità”, iniziando, così, il periodo definito poi da Tonino Sicoli “neo-decorativismo”. Del suo lavoro si occupa il programma realizzato dalla RAI – Sede regionale per la Calabria – Maggio 1986 – “La Periferia Sperimentale” curata da Marcello Walter Bruno e Tonino Sicoli. Con gli anni Novanta, la sua produzione, carte, tele e legni, sviluppano, secondo Toti Carpentieri, “il rapporto tra decorazione e pittura, evidenziando possibili “aggressioni” e facendo intendere come la decorazione sia solo il pretesto per sviluppare una meditazione sul segno, sul gesto, sul colore e sulle forme. Anche quando – come nell’uso del legno quale supporto – la gestualità ed il segno divengono – appunto – aspetti sempre più marcati della prepotenza del colore”. L’attenzione macroscopica verso il particolare si evolve verso il segno istintivo o come retaggio, supportato da una tecnica apparentemente gestuale e pittorica di grande precisione ed effetto cromatico.
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