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Mostra d’Arte Contemporanea
Angelo Aligia, nel cielo del Nord
A cura di Andrea Romoli Barberini
Spazio Expo Zona Sud Diamante Arte Contemporanea, Loc Vrasi, Maierà (Cs)
Inaugurazione domenica 7 agosto 2011 ore 18.30 (fino al 31 settembre 2011)
Angelo Aligia, selezionato e invitato al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, presenta circa 25 tecniche miste, di diverso formato, ispirate alle Georgiche di Virgilio.
[…] Il fare di Aligia, da sempre coincide con l’appropriazione e la manipolazione degli elementi e della
cultura dei luoghi in cui e nato e vissuto. Lo dimostrano le grandi sculture in pietra che recuperano ad un tempo le schegge di roccia e la tecnica tradizionale dei costruttori di muri a secco, sebbene con
varianti imposte da esigenze statiche, o ancora le straordinarie opere bidimensionali, vere e proprie
pittosculture, realizzate con le terre dai diversi colori, che Aligia trova nelle colline a ridosso del suo
studio e setaccia pazientemente.
Un processo di appropriazione, quindi, questo dell’artista che, come visto, corre sul binario della
natura (la pietra, la terra) e del’artificio (la tecnica). E che proprio per ciò si presenta ricco di senso ancor prima che venga chiamata in causa la razionalità del manipolatore che pure interviene nella fase, per cosi dire, conclusiva dell’inerzia del fare, per “dirottare” la forma verso i significati concepiti nella
pausa del “vuoto d’azione”. E questo dato, cosi rilevante, fa resistere alla tentazione di affermare che
nelle opere di questo artista manchi un significato a priori perché invece c’e, a priori, un’intenzione
di senso rilevabile dalla scelta delle tecniche e dei materiali adottati attraverso cui l’opera si realizzerà. (Andrea Romoli Barberini)
Notizia Biografica
Angelo Aligia è nato a Maiera (Cs) nel 1959. Giovanissimo, dotato di una spiccata inclinazione per il disegno,
si dedica alla scultura, in cui trasferisce l’esigenza di un rapporto con un principio originale e antropologico,
come condizione autentica vitale dell’essere umano oltre le differenze individuali e storiche. Le sue sculture
precedenti agli anni Ottanta, riconducibili ad alcune esperienze dell’avanguardia storica, si sono sviluppate
nel tempo in composizioni più libere e sperimentali. L’area della sua ricerca si colloca sin dagli esordi nell’ambito poetico del recupero del primario cui si è venuta ad aggiungere una sensibilità architettonica che lo ha portato a indagare nel mondo delle forme geometriche solide regolari. Sfere, piramidi, cubi vengono affrontati
dall’artista in dimensioni di suggestiva monumentalità con una prassi esecutiva che riprende l’antica tecnica
dei muri a secco. Nei suoi lavori più recenti, la sua vena di rinnovato lirismo lo ha indotto a sperimentare nel rilievo e nella pura bidimensionalità l’innato senso della natura che ne connota gli interessi poetici sin dagli
esordi. I supporti, trattati ora con le terre dei suoi luoghi d’origine, dalle diverse colorazioni, sono solcati da
segni di arcaica impronta su cui campeggiano i “residui” dell’antica società contadina o, ancora, campiture
con preziose dorature a sottolineare la nostalgia per quel nobile e remoto passato. La sua attività espositiva inizia
nel 1977 con una mostra di sculture a Cosenza. Negli anni successivi prende parte a numerose manifestazioni
e mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie private, in Italia e all’estero (Roma, Torino, Firenze,
Napoli, Norimberga, Londra, Koss, Innsbruck, Lugano). In qualità di scenografo ha collaborato per alcuni
progetti teatrali. sue opere sono state collocate nei centri urbani di Gavorrano (Gr), Cosenza, Praia a Mare (Cs),
Lipari (Me), Stromboli (Me), Mendicino (Cs), Santa Sofia de Piro (Cs), Piane Crati (Cs), Diamante (Cs), Santa Severina (Kr). Risiede e opera a Maierà (Cs).
Presentazione libro
La dorata parmelia. Licheni,poesia e cultura in Camillo Sbarbaro
a cura di Giuseppe Magurno,
Spazio Expo Zona Sud Diamante Arte Contemporanea, Loc Vrasi, Maierà (Cs)
domenica 7 agosto 2011, ore 18.30
Il volume La dorata parmelia. Licheni,poesia e cultura in Camillo Sbarbaro, a cura di Giuseppe Magurno, Carocci, Roma 2011 (€ 35,00), nasce dall’occasione di un convegno di studi sul poeta di Santa Margherita Ligure svoltosi a Brescia nei giorni 29 febbraio e 1 marzo 2008 e organizzato dal locale liceo classico “Arnaldo”.
Tale volume accoglie gli Atti del convegno, a cui hanno partecipato botanici e letterati, e fornisce un ritratto completo dell’uomo, del poeta e del lichenologo ligure. Infatti Camillo Sbarbaro, singolare figura di poeta-scienziato, ha coltivato per buona parte della sua vita una doppia, « estetica passione »: quella per la letteratura (poesia, prosa, traduzioni) e quella per i licheni.
Licheni, poesia e cultura si sono in lui variamente intrecciati, con rifrazioni e osmosi reciproche, fino a sovrapporsi e a risultare interdipendenti. I licheni, metafora dell’esistenza e « campionario del mondo », hanno alimentato l’immaginario poetico dell’autore di Pianissimo; e i prodotti del suo immaginario hanno consolato, non diversamente dai licheni, il «grande deserto» del mondo. L’avventura poetica e scientifica di Sbarbaro si è posta sotto il segno degli occhi, organo di senso privilegiato e capace di inglobare tutta la sua vita (« Tutta la vita è nei miei occhi »).
Guidato dalla passione per i licheni, Sbarbaro raccolse, nelle sue scorribande per il mondo, i suoi amati simbionti anche in Calabria, come si evince dal suo “Ricordo di Cotrone” (Trucioli, 1930 – 1940), lucida, essenziale descrizione della città ionica, del paesaggio circostante, della fascia costiera da Catanzaro Marina all’antica residenza di Pitagora, dove il poeta giunse e pernottò dopo un avventuroso viaggio in treno lungo il “greco mar”. Da Crotone Sbarbaro si portò in Sila, vera meta finale del suo « pellegrinaggio » in terra calabra, dove placò la sua « nostalgia del bosco ».
E il bosco si identificò, nell’occasione, con la Sila, il cui nome Sbarbaro fece discendere dal greco hyle ( = selva, natura primeva). Significativo è inoltre, in tale prosa, l’accenno alle novelle del calabrese Nicola Misasi, che il poeta lesse da ragazzo con entusiasmo, a giustificazione della sua attrazione per il nostro altipiano. Non meno importante per il legame che si può istituire tra il poeta ligure e la Calabria è la notizia, contenuta nello stesso scritto, secondo la quale il padre di Sbarbaro, Camillo, sarebbe stato « di guarnigione » nella nostra Regione.
Notizia biografica
Giuseppe Magurno, nato a Maierà (CS), dove vive ancora la sua famiglia d’origine, conseguita la maturità classica a Sapri, si è trasferito a Milano per iscriversi alla facoltà di lettere dell’ateneo lombardo, dove si è laureato in lettere classiche.
Docente di italiano e latino, ha iniziato la sua attività professionale a Brescia, dove vive e risiede. Attualmente insegna Materie letterarie e latino presso il liceo classico “Arnaldo” , scuola di antica tradizione umanistica. Ha organizzato un convegno di studio su Vittorio Sereni nel 2003 e ne ha curato gli Atti (Una futile passione. Atti del convegno su Vittorio Sereni, Brescia, Grafo 2007). Ha scritto articoli per riviste di didattica e due brevi contributi critici su Giancarlo Majorino e Vittorio Sereni. Ha tenuto corsi su Manzoni, D’Annunzio e Pascoli per il Comune di Desenzano del Garda (BS).
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