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Nascono i Giovani per la Sicurezza, concepiti dall’Associazione Bene Comune e coordinati da Annarita Le Coche, studentessa della facoltà di Giurisprudenza presso l’Università della Calabria e operante all’interno dell’ARI (Associazione Radioamatori Italiani) – sezione di Cosenza – per l’organizzazione dell’ evento fieristico a livello nazionale nonchè Operatore per le radiocomunicazioni di emergenza in caso di calamità.
Una nuova risorsa per il Comparto Sicurezza e Difesa, ma anche un modo fresco e spontaneo di esprimergli la loro gratitudine, attraverso il dinamismo tipico del loro essere, e del quale vogliono oggi interpretarne virtù e disagi, ma, soprattutto, incidere positivamente sulla realtà sociale dei suoi Operatori.
L’obiettivo, questa volta, non vuole essere quello di avviare i consueti percorsi formativi rivolti ad educare o sensibilizzare i giovani sulle problematiche del nostro tempo, bensì quello di insegnare alla nostra società a non porre attenzione ai giovani solo quando esprimono devianza, puntando i suoi riflettori sui giovani allo sbando o sulla generazione degenerata.
Sono proprio tali pregiudizi sociali che contribuiscono fortemente a spingere i giovani sempre di più ad una gioventù forzata. Occorre, invece, un deciso cambio di rotta, una netta inversione di tendenza, nel senso che la società deve imparare a porre la propria attenzione sulla loro capacità naturale di anticipare i cambiamenti, di rivelarsi protagonisti delle trasformazioni sociali e culturali, insomma, di leggere e di tradurre il nostro tempo nelle sue variegate e molteplici sembianze, tra cui quella della sicurezza sociale.
Forse la comunità non ha mai colto fino in fondo quel singolare senso di appartenenza territoriale che caratterizza i giovani di oggi, inteso come appartenenza alla propria città, alla propria nazione, alla propria regione, al proprio comune, anche se molto spesso percepiscono il loro territorio come fonte di pericolo; non a caso, i loro giudizi peggiori giungono proprio in relazione alla sfera della sicurezza e della lotta alla criminalità.
Proprio per questo, essi chiedono alle istituzioni maggiore impegno e scelte politiche adeguate, richieste spesso inascoltate.
Tale indifferenza li induce, così, a vedere nella politica una fonte di interessi personali piuttosto che un valore di impegno civile di una società democratica, e ciò determina in loro una condizione di isolamento, disorientamento ed incertezza, che li spinge a prendere le distanze da una politica che, nella loro ottica, li rappresenta sempre meno.
Ed è per questo che i Giovani oggi mostrano sempre di più una certa inclinazione verso nuove forme di impegno umanitario, tra cui l’impegno per la realizzazione di quel raro bene comune che è la Sicurezza.
Da qui la nascita dei Giovani per la Sicurezza, i quali affiancheranno i fedeli Servitori dello Stato nella loro opera di tutela collettiva, e attraverso i quali essi non saranno più una generazione invisibile, bensì una generazione che forma e struttura l’identità sociale.
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