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Si terrà oggi sabato 20 novembre 2010, con inizio alle ore 16.30, un interessante convegno su “Chiesa e Gjitonia”. L’incontro si terrà nel monastero di Santa Maria Odigitria, situato a San Basile, piccolo centro della provincia cosentina posto alle falde del Pollino. Gli organizzatori di questo singolare incontro di studio sono la società sportiva “San Basile” e la locale parrocchia di San Giovanni Battista.
Il programma dell’incontro, moderato dal giornalista Valerio Caparelli, prevede in apertura il saluto del presidente dell’associazione sportiva, Antonio Tango, nonché il messaggio di benvenuto ed una breve relazione del parroco di San Basile, Papa’s Basilio Blaiotta. Le relazioni sono affidate al docente di storia medievale dell’Universita degli Studi della Calabria, Attilio Vaccaro, al docente di letteratura italiana, Pasquale Nicoletti, e allo studioso della cultura arbereshe, Tonino Panajotis Ferrari.
La singolarità del dibattito consiste nella duplicità che vede combinate la chiesa e lo spazio aperto dei cortili, dei piccoli quartieri, come un unico elemento di ritrovo in cui si snodano da sempre i rapporti comunitari. La casa di Dio è la casa degli uomini, ovvero il luogo di accoglienza e d’incontro di una comunità unita nella gioia e nel dolore, il luogo che rende visibile la comunione ecclesiale. Nella comune casa del Padre celeste è più facile, infatti, comprendere le ragioni e le esigenze di quella fraternità cristiana che modella una convivenza sociale improntandola a mutua comprensione, autentica giustizia e generosa solidarietà.
Lo stesso vale per la gjitonia, ovvero per quel vicinato che non rappresenta solo lo spiazzo del paese, bensì l’antico luogo di partecipazione e di incontro tra culture e generazioni, metafora di dialogo per tutti i suoi frequentatori. Insieme, questi due luoghi d’incontro rappresentano l’elemento di raccordo tra famiglia e comunità. Come una volta lo era per la chiesa, e per nostra fortuna lo è ancora oggi, anche nella gjitonia si sente il bisogno di conservare quella vecchia e sana abitudine di trasmettere alle generazioni successive storie e conoscenze della propria cultura.
Purtroppo, questa trasmissione di patrimonio orale e mnemonico di una piccola società come quella di San Basile non avviene più nelle sue piccole gjitonie. Qui, infatti, secondo il suo valore d’uso, non avviene più quello scambio di beni e di prestazioni. Se la gjitonia, quindi, che ieri era il locus della cultura arbëreshe, oggi sembra non esserlo più, allora ben vengano iniziative come questa che, forse, serviranno a risvegliare in queste comunità quel senso di appartenenza e di trasferimento del sapere che una volta le caratterizzava.
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