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Sergio Abramo ha partecipato ieri mattina al sit-in di protesta dei dipendenti di Fondazione Campanella che, nonostante il maltempo, hanno fatto sentire la propria voce difronte alla sede del Dipartimento regionale per la tutela della salute.
Sergio Abramo ha voluto esprimere la propria personale vicinanza in un momento difficile per il Polo Oncologico come già dimostrato nelle scorse settimane. «Davanti alla grave situazione che da più tempo interessa la sanità calabrese – ha detto Sergio Abramo -, la politica ha il dovere di individuare al più presto le soluzioni necessarie dal punto di vista giuridico rispetto alla salvaguardia di tutto il personale dipendente. Questa struttura è nata con l’obiettivo di ridare dignità ai pazienti oncopatici calabresi ed alle loro famiglie rispetto a cui non esistono colori politici».
Abramo ha sottolineato come sia necessario tutelare il futuro di un Polo d’eccellenza, unico nel suo genere in tutto il Meridione, che si è distinto per un nuovo modello di gestione reso possibile grazie alla grande professionalità di tutti gli operatori, il cui successo è stato comprovato dalla qualità dei progetti di ricerca presentati, alcuni dei quali oggetto di riconoscimenti nazionali ed europei.
L’impegno speso da tutti gli operatori ha permesso di fronteggiare lo stato di crisi economica della Fondazione, determinato dalla riduzione graduale delle risorse economiche, garantendo livelli di attività assistenziale il cui trend è sempre stato in crescita dal 2006 al 2011.
«Sono sicuro – ha detto Abramo – che insieme al Presidente Scopelliti, il quale già in tempi non sospetti ha dimostrato grandissima attenzione verso la Fondazione, troveremo le soluzioni utili per preservare la copertura finanziaria necessaria affinchè la struttura possa continuare a garantire prestazioni di alta qualità e a soddisfare i bisogni dei nostri concittadini arginando il fenomeno dell’emigrazione sanitaria. E’ necessario, a tal punto, contemperare le esigenze imposte dal Piano di rientro con l’imprescindibile bisogno di creare una rete oncologica di livello regionale».
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