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La spending review colpisce anche le Forze Armate e, specificatamente, i militari in esubero. Si tratta di circa 50mila unità, di cui 40mila militari e 10mila civili, che, entro il 2024, dovranno “esodare”, e per 12mila di questi ciò avverrà in tempi brevi.
Il Sindacato Comparto Sicurezza e Difesa – S.C.S.D. esprime totale solidarietà agli appartenenti al ruolo Marescialli e a tutto il personale delle Forze Armate e personale civile interessati, per i prossimi dieci anni, a questo esodo consensuale o forzato.
La scelta, particolarmente antipatica, è quella che riguarda la mobilità. Accettare, o scegliere, di essere destinati ad altro servizio in amministrazione dello Stato o degli Enti Locali e se ciò non dovesse essere fatto si viene collocati in ARQ (aspettativa per riduzione quadri). Il Ministro Di Paola ha chiaramente detto che le opzioni sono due: ARQ o mobilità.
Forse al Ministro sfugge che i Marescialli, e tutto il personale interessato a questa operazione, hanno famiglia, tante volte una casa, un mutuo da pagare, figli, quindi sembra facile imporre la mobilità, o in alternativa l’ARQ, con stipendio da fame.
È tutta la politica del personale delle Forze Armate, che negli ultimi trent’anni ha tenuto scarsamente conto del fattore umano e, forse, i quadri si sono dilatati oltre il necessario, non valutando opportunamente molti aspetti legati all’operatività ed alle ristrettezze economiche che, negli anni, venivano imposte al Paese.
Ma in tutto questo cosa c’entrano i marescialli e il personale civile che oggi si vorrebbe penalizzare e mortificare, non solo economicamente ma anche professionalmente?
Il S.C.S.D. si augura che il Parlamento valuti attentamente il disegno di legge 3271 e abbia il coraggio di respingerlo anche qualora il Governo tecnico, non espressione del voto e quindi della volontà popolare, ponga la fiducia, come oramai ci ha abituato con sempre più frequenza.
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