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Non ritengo degno di un paese civile ed insieme di una stampa civile (cartacea e digitale), l’idea secondo la quale l’autista che ha travolto ed ucciso Matteo, un bambino di 12 anni che ieri ha perso la vita a Sellia Marina (Catanzaro), sulla strada Statale 106 Ionica calabrese, fosse un romeno con un tasso alcolemico superiore al limite consentito dalla legge, con l’assicurazione della macchina contraffatta e la patente sospesa e ciò, quindi, spiega e giustifica tutto.
Circa le responsabilità relative a come sia potuto accadere che Epure Andrei Valentin viaggiava nelle condizioni suddette su una Jeep Grand Cherokee, con una targa prova, sono certo che sarà presto chiarito da chi di dovere e credo sarà giusto solo allora attribuire anche ad altri le responsabilità che meritano insieme ad una pena che spero sia giusta e certa.
Trovo profondamente ingiusto far passare questa idea per la quale occorre attribuire tutte le responsabilità al giovane romeno che pur avendo gravissime colpe (peraltro, come detto, aggravate dalla sua ben nota posizione d’illegalità), nella sua tragica azione ha trovato un valido alleato: la strada Statale 106 Ionica calabrese. Una strada pericolosissima, non moderna, soprannominata non a caso la “strada della morte”.
Vale la pena, quindi, ricordare ancora una volta che questa strada ha provocato nel corrente anno venti vittime ed è utile ancora di più far notare che di queste ben nove sono decedute nel tratto cosentino della S.S. 106, sei nel tratto crotonese, due nel tratto catanzarese e tre nel tratto reggino.
A dimostrazione di quanto questa strada maledetta sia pericolosa dappertutto.
In questa domenica triste e doloroso per la Calabria ed i calabresi, mi piace pensare che il piccolo Matteo, un bambini di 12 anni, sia diventato un angelo ed ora in cielo insieme a Leonardo Gualandris, anche lui 12 anni, deceduto a Villapiana il 19 luglio scorso sulla “strada della morte”, nella luce di un sole più caldo, pregheranno affinché le loro famiglie, i parenti e gli amici, possano sentire al più presto un dolore più lieve di quello che provano oggi per la loro incredibile e prematura scomparsa. Un dolore, di questo ne sono certo, difficile da superare. Un dolore che mai finirà.
Chissà se quei due piccoli angeli, da lassù, pregheranno affinché questa nostra terra invece di spendersi al fine di trovare a tutti i costi un colpevole da linciare per la sua nazionalità possa finalmente aprire gli occhi e dopo circa un secolo in cui per la “strada della morte” è stato fatto poco o nulla possano spingere chi può e deve fare a determinarsi e poi ad assolvere al proprio dovere. Perché ormai è giunto il momento di ammodernare questa “mulattiera” ed onorare anche così la memoria delle tante vittime che essa ha provocato.
Fabio Pugliese
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