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“Riteniamo doveroso ringraziare l’amico don Mimmo Battaglia per la riflessione espressa sull’operazione della Squadra Mobile della Questura catanzarese, definita ‘Doppio canale’, che ha consentito di evidenziare ancora una volta quanto il nostro capoluogo sia da tempo asservito a dinamiche criminali tanto complesse e tenaci quanto abili nel camuffamento”.
E’ quanto sostiene la Segreteria Provinciale catanzarese del Coisp – il Sindacato Indipendente di Polizia – a seguito della nota diffusa da don Mimmo Battaglia, Presidente del “Centro Calabrese di Solidarietà”, che giovedì ha commentato l’ultima imponente operazione di Polizia di Stato e Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro traffico e spaccio di stupefacenti in città affermando senza mezzi termini che “le droghe a Catanzaro sono una conferma più che una sorpresa”, e che non c’è proprio nulla di nuovo sotto il sole, ma che contro questa piaga non si fa abbastanza in termini di prevenzione e di sostegno alle politiche giovanili.
“Noi non cessiamo mai di tendere le orecchie per cercare di carpire qualche segnale della società civile – continua il Coisp di Catanzaro -, delle Istituzioni e dei potentati al fine di cogliere un barlume di sensibilità sullo scandaloso problema che pervade il capoluogo: la disoccupazione giovanile e l’allontanamento costante e senza senso dei suoi giovani dalle tensioni del vivere sociale, dai fremiti della dialettica propositiva, dall’agire per un interesse diverso, collettivo, politico. Nulla odiamo, invece, nulla se non le preghiere, sotto forma di denuncia, di un Prete. E se Preti e Poliziotti, che, apparentemente, agiscono per piani diversi, paralleli e distanti, rappresentano le sole realtà che si scontrano con “il problema” e ne sperimentano la mancanza di soluzioni, allora sì che viene percepito appieno il fallimento di questa città, il suo decadimento forse irreversibile. Negare il futuro alla gioventù per contribuire, con il silenzio e l’inerzia, forse peggiori dell’azione dolosa, ad incrementare eserciti di tossicodipendenti, frotte di apatici alla ricerca di sensazioni forti, schiere di disagiati significa davvero decretare il suicidio del nostro modo di vivere e di essere”.
“Occorre lavorare investendo nella politica della prevenzione e prevedendo un collegamento sempre più forte tra le strutture del territorio per rilanciare la vita di relazione, la cultura dell’educazione”.- Dice Giuseppe Brugnano, il Segretario Regionale del Coisp. “Non potremmo essere più d’accordo con queste parole di don Mimmo Battaglia – aggiunge Brugnano. Anzi, noi stessi abbiamo formulato quegli stessi concetti più e più volte, facendo seguire i nostri appelli anche da iniziative concrete, andando ben al di là dei nostri compiti di ordine e sicurezza pubblica perché siamo i primi assertori del principio che la civile convivenza si assicura con l’educazione e la cultura.
Ma purtroppo, ed ecco il secondo punto che ci vede del tutto in linea con le parole di don Mimmo, senza grandi riscontri da parte di altre aggregazioni… Ma a noi Operatori del Comparto Sicurezza più di così non si può davvero chiedere. Persino i risultati che sono sotto gli occhi di tutti li concretizziamo a costo di fatiche e sacrifici che quasi sempre sono possibili solo grazie allo spirito di servizio che ci anima, attanagliati da carenze di ogni genere e senza i mezzi minimi necessari. Tutti gli altri, Istituzioni e privati cittadini, devono fare la loro parte altrimenti, è vero, la lotta è realmente impari”. “E’ vero – afferma ancora Brugnano – che la nostra di Poliziotti è opera di repressione, e che arriva quando il danno purtroppo è già fatto.
Ma la sicurezza non può e non deve venire al secondo posto, perché questo nostro compito è fondamentale per snidare quella odiosa criminalità che lucra sulle debolezze e sui disagi di giovani troppo spesso lasciati in balìa di se stessi e del degrado che li circonda, sfatando il mito della supremazia dell’antistato e ‘facendo pulizia’ perché i semi della legalità e della cultura possano meglio attecchire. Abbiamo perso il conto di quante volte abbiamo gridato contro lo scempio che si vive in determinati quartieri del capoluogo di regione, e tante volte ci siamo recati noi stessi a gridare la nostra indignazione e la nostra sete di legalità in quelle strade avvelenate dallo spaccio.
Ma puntualmente le finestre dei palazzoni di quei rioni sono rimaste sbarrate, facendoci avvertire la presenza di occhi scrutatori nel buio di case dove non si osa scendere in strada se c’è la Polizia, se c’è lo Stato. Continueremo a farlo, ma continuando, anche, a contare solo su noi stessi e sulla nostra dedizione di Poliziotti e di padri perché – conclude Brugnano – fino ad oggi, le ‘priorità politiche, culturali ed educative’ di cui parla don Mimmo ma che ci sono state mostrate in realtà non ci lasciano affatto ben sperare. Aspettiamo con ansia di cambiare idea”.
“Don Mimmo Battaglia coglie il vero quando denuncia la mancanza della crescita del territorio e l’inesistente inclusione sociale come cause principali del decadimento individuale e generazionale del nostro futuro.
Noi rispondiamo che tutto ciò è vero e come sempre, liberi da ogni laccetto, replichiamo che un’operazione di Polizia Giudiziaria non è solo repressione di fenomeni criminali ma anche e soprattutto occasione di crescita, segnale per potentati e classe dirigente, fonte di attivazione di meccanismi di solidarietà fossilizzati e incancreniti. Noi il nostro lo urliamo e magari facciamo anche rumore, – conclude la Segreteria catanzarese del Sindacato Indipendente di Polizia – consapevoli del fatto che il rumore delle volanti, degli elicotteri della Polizia, della retata eclatante, serve anche a nascondere il silenzio, quello imbarazzato, di chi ha colpe, di chi omette, di chi fa finta di non sentire o di non capire. Quanto vorremmo non dover far rumore!”.
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