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Presentato il rapporto finale del progetto “Percorso socio-sanitario per la tutela dei minori e giovani-adulti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile” che ha coinvolto i ragazzi reclusi nell’Istituto penale per i minorenni “Silvio Paternostro” di Catanzaro.
I risultati dell’attività, promossa e finanziata dal dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, sono stati illustrati nel corso dell’incontro organizzato dal direttore del Centro per la giustizia minorile Angelo Meli, dal responsabile Sanità penitenziaria dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro Antonio Montuoro, dal direttore SerT dell’Asp di Catanzaro Bernardo Grande, alla presenza del presidente del Tribunale Minorenni di Catanzaro Luciano Trovato, del direttore dell’Istituto penale minorile “Silvio Paternostro” Francesco Pellegrino, del coordinatore sanitario servizi minorili dell’Asp Costantino Marcello Laface, del responsabile dell’area sanitaria dell’ufficio Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria Massimo Micalella.
Con l’entrata in vigore definitiva del dl 230/99, l’assistenza sanitaria del sistema penitenziario è stata infatti trasferita dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale e quindi alle Asp. Negli ultimi anni, il Ser.T di Catanzaro ha lavorato all’interno del sistema penitenziario del capoluogo calabrese per assistere i giovani assuntori di sostanza stupefacenti e bevande alcoliche. La finalità del progetto è stata quella di fornire ai ragazzi che hanno commesso reati la possibilità di riconciliarsi con la comunità verso la quale hanno rotto il patto sociale, dando loro occasioni in cui hanno potuto sviluppare comportamenti produttivi e socialmente condivisi, per cambiare la percezione propria ed altrui e ristabilire il giusto legame con il contesto di appartenenza, oltre che potenziare l’integrazione e la sinergia tra i settori sanitario, sociale e penale. I fruitori dell’iniziativa sono stati ragazzi dai 14 ai 21 anni inseriti nel circuito penale minorile, mentre le figure professionali coinvolte nelle attività rientravano nelle competenze dell’Azienda Sanitaria Provincile, della Giustizia minorile e dell’Istituto Penitenziario Minorile.
“Un progetto – ha affermato il direttore generale dell’Asp Gerardo Mancuso – frutto della proficua collaborazione tra l’Azienda sanitaria di Catanzaro e il Centro Giustizia minorile perla Calabria e la Basilicata. Mi sembra che le azioni programmate nell’ambito della proposta progettuale tese alla promozione di attività formative e di animazione dei ragazzi hanno raggiunto lo scopo. Ciò potrà favorire i processi di inclusione e di reinserimento sociale dei minori detenuti nell’Ipm di Catanzaro”.
Il direttore Cgm Calabria e Basilicata Meli ha evidenziato come la tutela della salute e la promozione del benessere psicofisico dei minori e dei giovani sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile rientra tra gli obiettivi strategici del Dipartimento Giustizia minorile. “Un percorso che ha visto una piena e leale collaborazione interistituzionale – ha sottolineato Meli – al fine di garantire in maniera sinergica la tutela della salute e il recupero sociale dei minorenni entrati nel circuito penale. Il progetto ha previsto varie azioni di intervento. Si è partiti da un lavoro di rete per rafforzare la collaborazione tra servizi pubblici e privati per continuare con la formazione del personale minorile e la formazione e animazione con i ragazzi, per stimolare i processi di riappropriazione dello spazio del luogo di rieducazione con attività basate sulla valorizzazione delle risorse personali più che sugli elementi di disagio. I ragazzi hanno avuto modo di trasformarsi in veri e propri attori nella realizzazione di tre spot, in cui hanno trattato i temi dell’adolescenza ed alimentazione, dell’affettività e sessualità e dell’utilizzo di sostanze stupefacenti. Altre azioni sono state il monitoraggio, la riprogettazione e la preparazione alla fuoriuscita dei ragazzi con l’obiettivo di favorire i processi di inclusione e reinserimento sociale dei minori detenuti nell’lpm”.
Soddisfazione per i risultati raggiunti è stata espressa da Montuoro che evidenzia “l’alto valore etico rappresentato dal progetto, in un momento particolarmente difficile per la sanità, in cui il deficit di risorse essenziali e la carenza di personale stanno provocando scossoni più o meno gravi ai servizi per i cittadini. L’azione sinergica tra operatori sanitari, della giustizia minorile e del privato sociale, ha consentito il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle azioni progettuali. Non è un caso se questo progetto sia stato definito “modello di eccellenza” dal Dipartimento Giustizia minorile del ministero della Giustizia”.
Pellegrino ha puntato l’accento sul fatto che quando nel carcere minorile accadono episodi negativi, si diffondono luoghi comuni che offendono chi lavora nella detenzione. Mentre Bernardo Grande ha parlato del possibile rifinanziamento della seconda annualità del progetto. “Grazie a questa iniziativa – ha evidenziato Grande – abbiamo potuto dare attenzione ai giovani che hanno avuto qualche problema con la giustizia. Un percorso per promuovere il benessere dei ragazzi, non solo durante la detenzione, ma che possano beneficiare soprattutto una volta fuori”.
Significativi e interessanti i tre cortometraggi realizza ti dal regista Luca Viapiana con attori non professionisti reclutati dal personale volontario e dai ragazzi presenti nel carcere minorile catanzarese. Tre spot che hanno riguardato temi come la droga, il sesso sicuro e l’alimentazione corretta.
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