Questo post é stato letto 28980 volte!
Due Sì per l’acqua bene comune corredati di dati e spiegazioni quelli proposti da Giovanni Di Leo. Il rappresentante del coordinamento calabrese acqua pubblica ‘Bruno Arcuri’ ha illustrato i due quesiti referendari e descritto la situazione calabrese al convegno organizzato dal nascente comitato civico di Pentone.
Una formazione aperta a tutti. Nata dall’esigenza di incontrarsi e discutere sui problemi del territorio. Quella dell’acqua è stata la prima questione portata all’attenzione della comunità. A giugno seguirà un momento di approfondimento sul nucleare, nei mesi venturi altre attività. Non solo per il comune di Pentone. Invitati, infatti, anche cittadini dei paesi limitrofi hanno partecipato all’incontro moderato da Vincenzo Marino.
Il comitato civico puntualizza subito che il primo quesito chiede l’abolizione di una legge sui servizi pubblici locali – rifiuti, trasporti e acqua. L’oro blu, però, necessita di un discorso a parte. Che esso sia un bene comune non c’è bisogno di argomentarlo. Certo – si potrebbe obiettare – la gestione pubblica non sempre, non in tutti i luoghi, brilla per eccellenza e trasparenza. Tuttavia, chiarisce Giovanni Di Leo, se una gestione pubblica si pone l’obiettivo di garantire l’acqua a tutti – a prescindere dalle loro possibilità economiche – quella privata persegue il profitto. Votare sì al primo quesito, quindi, vuol dire fare in modo che un bene essenziale per la stessa sopravvivenza sia assicurato a tutti.
D’altra parte, l’equazione che vuole il privato sempre efficiente e trasparente e il pubblico sempre inefficiente e soggetto a storture non sempre è vera. Giovanni Di Leo inanella alcuni dati. Due su tutti: Milano – gestione pubblica dell’acqua – è una delle punte di eccellenza nel panorama italiano. Due multinazionali (Suez e Acea) sono state multate dall’Antitrust per aver fatto cartello.
Quanto al secondo quesito, esso chiede l’abolizione della ‘remunerazione del capitale’, cioè di un profitto garantito al gestore dell’acqua. Votare sì, per il comitato acqua pubblica, significa evitare che si possano fare profitti con l’acqua.
E in Calabria? Dal 2004, la Sorical – società a capitale misto pubblico privato, 53, 5 % Regione Calabria 46,5% Veolià, la multinazionale che Parigi ha cacciato – vende l’acqua ai Comuni. Facendo pagare anche quella che viene persa, precisa Giovanni Di Leo. Il referente regionale del forum acqua pubblica racconta di quando a Cinquefrondi misero i lucchetti ai serbatoi dell’acqua perché il Comune non aveva pagato. «Come se –chiude la serata – l’acqua non fosse un diritto».
Questo post é stato letto 28980 volte!