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Film “I cento passi”. Peppino Impastato è con un amico: «invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fissarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla». Altra scena. Peppino e il fratello Giovanni sono per strada. «Noi ci dobbiamo ribellare – urla Peppino – prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!».
A oltre trenta anni dalla sua morte – fu ucciso dalla mafia nel 1978 – Peppino Impastato è ancora un invito al rispetto di sé e della bellezza e alla rottura con le logiche mafiose, l’appiattimento culturale, il torpore. Il fratello Giovanni è stato a Pentone (Cz) per incontrare cittadini e studenti.
L’evento è stato organizzato dal comitato civico “L’Arco”. «Riteniamo importante trattare questi temi perché la cultura mafiosa è radicata in noi – ha precisato Vincenzo Marino, rappresentante del comitato civico, nell’introdurre l’ospite – abbiamo intenzione di proseguire con questo filone».
Giovanni Impastato ricorda il fratello mostrandone l’attualità in un mondo, quello di oggi, devastato dai soprusi e dalle ingiustizie – le guerre, la fame, la squilibrata distribuzione delle risorse, la corruzione di pezzi delle istituzioni. «E’ un mondo di legalità?», chiede. «La mafia è un problema culturale – riflette – per sconfiggerla voglio partire da me stesso: quando lotto contro la mafia, è come se lottassi contro me stesso, contro una mentalità, una forma mentis».
Per il fratello del fondatore di Radio Aut, la legalità è tenere la schiena dritta e la testa alta: non è rispetto delle leggi, ma rispetto dell’uomo e della sua dignità. Tenere gli occhi aperti e mettere in atto la disubbidienza civile diventa necessario: non violare le regole o spaccare tutto, ma avere il coraggio di dire no alle ingiustizie. Impastato cita Rosa Parks, Martin Luther King, Ghandi, Gesù Cristo. A partire dalle scelte di ciascuno e da un sano sviluppo economico, sconfiggere la mafia è possibile: «Falcone diceva che, come tutti i fenomeni umani, la mafia ha un inizio e una fine: la mafia non è invincibile, i mafiosi sono uomini in carne e ossa come noi».
Giovanni Impastato ripercorre la vita del fratello. Lo definisce un erede delle lotte contadine degli anni ’40 e, al tempo stesso, un pioniere dei metodi alternativi di lotta: la musica, l’arte, la fotografia. E soprattutto, l’ironia. I due litigavano: pur condividendo il punto di vista di Peppino, Giovanni non ne approvava lo scontro frontale con la mafia che reputava perdente. La consapevolezza di rompere con la mafia matura dopo la morte di Peppino: «Avevo paura – dice – ora ho paura della rassegnazione. Vorrebbero far crederci che siamo un paese spento».
Giovanni racconta anche delle vicende successive all’assassinio di Peppino fatto passare, in un primo momento, per un suicidio – attentato terroristico. Giovanni e la madre Felicia seguono le vicende giudiziarie, animati dal desiderio di giustizia e verità. Solo nel 2001 Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti sono condannati. Ma Giovanni Impastato non è appagato. Perché «un ergastolo in più è un fallimento per tutti noi».
La giornata dedicata a Peppino Impastato si è articolata in due momenti. Nel pomeriggio, presso la Sala del Consiglio del Comune, cittadini di Pentone e della provincia di Catanzaro hanno ascoltato e condiviso pensieri e domande con Giovanni Impastato.
In mattinata il comitato civico ha coinvolto le scuole elementari e medie di Pentone. Gli alunni seguono il progetto Legalità, condotto in modo che «l’educazione si traduca in comportamenti quotidiani», spiega la dirigente dell’Istituto comprensivo di Taverna di cui fa parte Pentone, Raffaella Vaccaro. Negli ultimi giorni, le attività sono state focalizzate sulla figura di Peppino Impastato. «Nella scuola si fa di tutto per eliminare elementi della storia recente – afferma il referente del progetto, Ilario Zappia – e offuscare verità scomode come si è fatto con Peppino». Per il Sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, iniziative come questa sono importanti per costruire gli uomini di domani.
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