Michele De Luca, appassionato di dialetti calabri e prof. di lettere di Raoul Bova

Il Prof Michele De Luca (in giacca e cravatta) e lo studente Raul Bova (maglione bianco)

Questo post é stato letto 53130 volte!

Il Prof Michele De Luca (in giacca e cravatta) e lo studente Raul Bova (maglione bianco)
Il Prof Michele De Luca (in giacca e cravatta) e lo studente Raul Bova (maglione bianco)

di Franco Vallone

Istituto Magistrale Jean-Jacques Rousseau, via delle Sette Chiese di Roma, la foto di gruppo ha i colori sbiaditi dal tempo, ma, per adesso, rimane icona indelebile di quella IV, sezione B, della fine degli anni ottanta. L’immagine ritrae, per ricordo, la classe al completo: 9 studenti maschi con  calzini bianchi in bellavista e 11 femmine con le scarpe basse, come si usava allora; e poi ci sono due professori: quello semicalabrese di lettere, rigorosamente in giacca e cravatta, e quello calabrese di filosofia, con i libri incollati in mano.

Nel gruppo anche un ragazzo dalle spalle larghe, con la maglia bianca: è il giovane Raul Bova, uno dei venti studenti di quella 4B. Il professore di lettere si chiama Michele De Luca ed è nato a Roma, sua madre era romana,  suo padre calabrese di Parghelia, allora comune in provincia di Catanzaro. De Luca è stato, per quattro anni, il professore di lettere di Raul Bova. “Al primo banco c’era seduto Raul, ragazzo del ’71 timido ed introverso, – ricorda De Luca – sempre indeciso. Era tanto appassionato di nuoto ed era già campione italiano giovanile nei 100 metri stile dorso.

L’ho sempre incoraggiato, agli esordi della sua brillante carriera cinematografica. Pochi sanno che Raul ebbe, negli anni dello sviluppo, diversi insegnati calabresi: la professoressa Maria Luisa De Fazio Stranges, di scienze; il professore di filosofia Elvio Papalia, nativo di Cittanova, morto improvvisamente a scuola proprio mentre teneva lezione. Io, – continua De Luca – essendo quotidianamente a contatto con calabresi, vedo, in queste concomitanze, una specie di intervento del destino, che mi ha avvicinato sempre più all’amata Calabria, perché come recita l’adagio popolare chi va al mulino s’infarina!”

Il padre calabrese, colleghi di lavoro calabresi, la calabresità nella memoria, i viaggi estivi a Parghelia e tanta Calabria a tavola… tutti elementi che irrompono nella vita del professore e la sfiorano continuamente, ed è proprio da qui che inizia, in parte, l’interesse di De Luca per lo studio dei dialetti della Calabria. Una passione forte e travolgente, come quella per la storia contemporanea, che lo ha portato, negli anni precedenti, a realizzare una biblioteca con una consistenza di circa 23.000 volumi e 2.000 tra periodici e numeri unici, biblioteca riconosciuta di “grande interesse” prima dai Beni culturali della Toscana e, in seguito, del Lazio.

Con parte del materiale documentario raccolto, “volantini e ciclostilati di lotta e di piazza” compresi, De Luca organizza, in Toscana, tante mostre e convegni sulle tematiche del dissenso politico nel Dopoguerra. Il professore per oltre trent’anni ha insegnato l’italiano ma è con l’inizio del nuovo millennio che esplode prorompente, in lui, l’interesse per lo studio della cultura popolare e dei dialetti calabri. De Luca lo fa con passione, competenza, con un approccio di studio inedito e con periodiche incursioni sul campo; pubblica, nel giro di pochi anni, tanti articoli e brevi saggi, e qualche libro.

Tra questi citiamo: “Giovan Battista Marzano interprete solitario del lessico calabrese”, in: Dizionario etimologico del dialetto calabrese, Sala Bolognese, Arnaldo Forni editore, 2006; Nomi dialettali e nomignoli dei comuni della Calabria e dei Calabresi, Catanzaro, Carello editore, 2007; Breve storia dei dizionari calabresi dal presunto Massara a Rohlfs, Roma, Immagini del Presente, 2009; La potenza evocativa del dialetto nelle opere di Ciccio De Rose: “Asulìa tu ca mi s’i frati” e “Ditti e mali ditti”, Roma, System Graphic, 2011; “Il saggio di vocabolario calabrese (1850) di Francesco Cherubini”, Roma, System Graphic, 2011.

Ha curato l’edizione di un libro di Maria Rosaria Vallone, Miriroci e le altre, prima opera di narrativa con la trascrizione fonetica del calabrese parlato, che uscirà nella prossima estate. Da anni è impegnato alla realizzazione di un Dizionario comparato dei dialetti e delle tradizioni della Calabria. Abbiamo avuto il piacere di sfogliare in anteprima le bozze dei suoi primi otto volumi, una vera opera monumentale. Quando tutte le migliaia di pagine del dizionario usciranno in libreria, i dialetti calabresi avranno pochi segreti e nulla da nascondere, ne siamo davvero convinti.

Questo post é stato letto 53130 volte!

Author: Cristina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *