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Con un evento espositivo unico in Calabria, il prossimo sabato 16 marzo arriva l’atteso appuntamento Pramantha di questo anno 2013: AfricArte. Alla scoperta del Contemporaneo a cura di Maria Rosaria Gallo, presso gli spazi espositivi della galleria Pramantha Arte in Via Giovanni Nicotera 165 a Lamezia Terme, con inaugurazione alle ore 18.30 e durata fino al prossimo 2 maggio. Visitabile gratuitamente da martedì a sabato, dalle ore 17 alle ore 20.
“AfricArte. Alla scoperta del Contemporaneo – afferma il curatore – è una mostra di arte tribale. Un saggio di scultura e cultura africana allestito in 65 autentici manufatti (tra maschere e statuaria di varia età e provenienza), selezionati da una delle più importanti collezioni private di arte africana in Italia: la collezione dello studioso e ricercatore calabrese Marcello Lattari. Un viaggio intriso di molteplici sensi e dimensioni.
A un livello di testimonianza culturale, l’evento rende manifesto lo straordinario mondo di Marcello Lattari, penetrando nell’intimo della sua quarantennale passione per l’Arte Africana e svelando una realtà che pochi immaginerebbero esistente in Calabria, ma che molti conoscono nel resto d’Europa e del mondo. I 65 pezzi consegnati a Pramantha, infatti, non sono che un piccolo rilucente frammento della ricerca di un “filosofo” odierno che nella pratica del cercare e del collezionare svolge il suo percorso conoscitivo, inseguendo con sincerità, istinto e rigore scientifico interrogativi atavici che fin dagli anni ‘70 lo legano al continente dell’origine per eccellenza e lo impegnano in una ulteriore e costante attività di consulenza e divulgazione a livello internazionale. Un’attività che prende corpo nella raccolta denominata appunto AfricArte, comprendente oggi un notevole numero di esemplari provenienti dalle regioni e dalle etnie più prolifere dell’Africa Subsahariana, di cui se ne scorge la fisionomia nel sito web www.africarte.it.
Da un punto di vista percettivo, la mostra si offre come un’esperienza estetica forte, principalmente sensoriale, fatta di odori, colori, volumi, combinazioni e architetture spaziali, sorprendentemente oscillanti tra naturalismo, astrazione, simbolismo e funzionalità. Una ricchezza espressiva che testimonia una creatività africana tradizionale estremamente variegata e irriducibile a semplificazioni; quella stessa ricchezza la cui complessità concettuale e raffinatezza stilistica ipnotizzò artisti, intellettuali e collezionisti agli inizi del Novecento, dilagando come una vera e propria febbre di caccia all’oggetto tribale e contribuendo, soprattutto, all’affermarsi di quella rivoluzione radicale (estetica, filosofica, spirituale, culturale) che travolse il vecchio mondo e che nelle Avanguardie artistiche vide il suo principale motore. Bastano a citazione i nomi emblematici di Matisse e Picasso (pionieri della rivoluzione artistica e grandi amanti dell’art nègre) le cui ricerche e soluzioni «apparvero – come scrive Tristan Tzara in Scoperta delle arti cosiddette primitive – come un esito naturale delle esperienze attinte dal fondo anonimo dell’arte dei popoli neri».
Da un punto di vista oggettuale e narrativo, attraverso una “rappresentanza” etnico-geografica che comprende opere provenienti per lo più dall’Africa occidentale (Mali, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Liberia, Ghana, Nigeria, Camerun, Gabon, Angola), da diverse regioni dell’attuale Repubblica Democratica del Congo e – con un bellissimo esemplare di maschera ventrale – dalla Tanzania, la mostra richiama i temi forti e gli usi tipici della cultura e dei costumi tradizionali africani: il culto della fertilità, i miti delle origini, le cosmogonie, l’animismo, il feticismo. Una costellazione di pratiche e valori che ancora oggi, nell’immaginario utopico occidentale, occupa l’emblema di una esistenza umana libera nell’armonia tra individuo-società-natura-cosmo.
Le opere esposte – figure di antenati, figure maschili e femminili, figure mitiche, maternità, maschere rituali, maschere facciali e caschi dalle linee antropomorfe e zoomorfe, feticci, reliquari e oggetti d’uso quotidiano – offrono un’idea tangibile della totale alterità che il senso e la funzione dell’arte acquista nella tradizione dei popoli africani rispetto ai popoli cosiddetti occidentali. A essere evocati dalle sculture sono principalmente rituali, cerimonie, feste, danze e credenze che conferiscono all’arte, alla pratica creativa e alla produzione artistica una necessità vitale per l’esistenza stessa dell’individuo e della società nel mondo. Una “funzionalità” che però in nessun caso – di fronte all’opera d’arte – sminuisce l’energia poetica di linguaggi che per sintesi ed essenzialità si sono scoperti universali e, come disse Picasso, insuperabili.
AfricArte in Pramantha, inoltre, si presenta come un’occasione di approfondimento che, partendo da suggestioni primordiali, articola un calendario di appuntamenti tra arte, storia, filosofia, cinema e astronomia avventurandosi alla scoperta del Contemporaneo con le seguenti date: Sabato 16 marzo ore 18.30 Collezionando l’Africa. Opening con Marcello Lattari; Sabato 23 marzo ore 18.30 Arte tribale/Arte Contemporanea. L’Africa all’origine delle Avanguardie con Maria Rosaria Gallo; ore 21.00 film – Modigliani. I colori dell’anima di Mick Davis; Sabato 6 aprile ore 18.30 Africa/Italia. L’esperienza della colonizzazione e il ministero del calabrese Gaspare Colosimo con il Prof. Vanni Clodomiro (Unical); Sabato 20 aprile ore 18.30 Cosmogonie/Cosmologie. Tra mito e scienza, l’origine nell’Universo con Antonio Bruno Umberto Colosimo e Marcello Lattari.” (Testo dalla presentazione di Maria Rosaria Gallo).
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