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La vittoria referendaria dello scorso 12 e 13 giugno ha evidenziato in maniere inconfutabile il volere della maggioranza dei cittadini italiani su acqua, nucleare e sui beni comuni più in generale.
L’abrogazione dell’art. 23bis mette nelle condizioni le pubbliche amministrazioni di poter operare una scelta, quella cioè della ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali.
Napoli è stata la prima città in assoluto a seguire questa via con la trasformazione della ARIN SpA in una azienda speciale di diritto pubblico denominata ABC Napoli, dimostrando che, la dove esiste una volontà politica, è possibile segnare una svolta democratica e di giustizia sociale pur nelle difficoltà quotidiane che la gestione della “cosa pubblica” comporta.
Anche il popolo Calabrese ha dato un chiaro segnale ai suoi governanti: l’acqua è un bene comune, nessun profitto su di essa!
Inoltre, in questi giorni, abbiamo vissuto sulla nostra pelle gli effetti della privatizzazione dell’acqua e di cosa sia realmente la So.Ri.Cal SpA: un intero quartiere di Lamezia è rimasto per più di 48 ore senza acqua potabile per un “guasto improvviso”.
Noi ci chiediamo, dove sono gli interventi di manutenzione? Che fine hanno fatto i 100 milioni di euro che la So.Ri.Cal doveva investire per la manutenzione delle strutture di propria pertinenza?
La So.Ri.Cal SpA opera nella illegalità più diffusa con tariffe illegittime, scarsi interventi strutturali su condotte e serbatoi e contratti capestro con gli utenti (cioè i comuni). Lo diciamo noi da diversi anni, ma lo afferma a gran voce la Corte dei Conti nell’ultima relazione presentata all’adunanza pubblica del 5 dicembre scorso.
Pertanto l’acqua calabrese deve ritornare in mano pubblica ed è giunto il momento di cacciare dalla nostra terrà la multinazionale francese Veolia – socio privato della So.Ri.Cal SpA – che lucra sulla nostra acqua e specula sui rifiuti. Dobbiamo farlo perché abbiamo il volere popolare dalla nostra parte.
E’ GIUNTO IL MOMENTO DI AGIRE!
Le amministrazioni locali – ed in primis i Sindaci – hanno grandi responsabilità riguardo alla gestione dei beni comuni e del Servizio Idrico in particolare.
L’esito del referendum li mette in condizioni di poter agire ed effettuare una scelta che è, evidentemente, tutta di natura politica.
Chiediamo pertanto alla Giunta Speranza di esprimersi e di non nascondersi dietro falsi problemi e tatticismi politici che oramai si protraggono da oltre 5 anni.
Ricordiamo infatti ai cittadini che la scelta di svendere ai privati la Lamezia Multiservizi risale al consiglio comunale del 12 dicembre 2006 quando furono approvati due atti: il primo è stato la delibera di giunta che acquisiva il 49% delle quote di Sviluppo Italia trasformando la Multiservizi in una SpA a totale capitale pubblico; il secondo, un ordine del giorno del Sindaco Speranza che diceva il contrario e cioè che impegnava l’amministrazione a privatizzare la Multiservizi con cessione tramite gare di una quota consistente della società ai privati. I due atti passarono a maggioranza con il sostegno dell’allora centrosinistra presente in consiglio.
Oggi non ci sono più appigli e vincoli di legge e la Giunta Speranza deve pronunciarsi e decidere.
Noi, da parte nostra, ribadiamo la disponibilità ad un pubblico confronto con il Sindaco ed il Consiglio Comunale e rilanciamo le nostre rivendicazioni:
1 – avvio della procedura legale di recupero crediti nei confronti della So.Ri.Cal SpA per versamenti di quote non dovute (sono oltre due milione di euro prelevate dalle tasche dei cittadini a causa delle tariffe illegittime). Tale atto in un primo tempo avviato dalla giunta Speranza, sembra sia stato sospeso per sopraggiunti accordi tra le parti come evidenziato nel comunicato stampa della Lamezia Mutiservizi pubblicato lo scorso 15 dicembre;
2 – annullamento della delibera del Consiglio Comunale del 7 luglio 2010 che, di fatto, dopo quattro anni ha formalizzato l’avvio della privatizzazione della Lamezia Multiservizi;
3 – approvazione della delibera di iniziativa popolare per la modifica dello statuto comunale così come proposta dai cittadini lametini. Sono passati 18 mesi (prot. n° 0039465 del 08/06/2010) da quando abbiamo formalizzato una richiesta di un consiglio comunale aperto per la discussione di tale delibera (sostenuta da oltre 700 firme di cittadini e cittadine di Lamezia) sul diritto all’acqua e sulla revisione dello statuto comunale per l’introduzione di un articolo riguardante la definizione del Servizio Idrico Integrato come servizio pubblico privo di rilevanza economica.
Uno strumento, quello della delibera di iniziativa popolare, di partecipazione popolare e dal basso utilizzato, crediamo, per la prima volta da quando è nato il comune di Lamezia Terme e disatteso ed affossato per i soliti giochi di potere durante il consiglio comunale convocato in estremo ritardo e fatto poi fallire miseramente per mancanza del numero legale.
Da quella lontana seduta del Consiglio Comunale si sono susseguite una serie di delibere di Giunta che ancora aspettano di essere discusse in consiglio comunale ma che politicamente sono lontane anni luce dal valore simbolico che avrebbe potuto avere (per entrambe le parti) l’approvazione della delibera di iniziativa popolare presentata dai cittadini lametini e sostenuta dal Comitato Lametino Acqua Pubblica.
4 – conversione di tutta la Lamezia Multiservizi da SpA in una azienda speciale di diritto pubblico e, per quanto concerne il servizio idrico, gli indirizzi non potranno che essere quelli contenuti nel testo della proposta di legge di iniziativa popolare concernente “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” depositata cinque anni fa in Parlamento.
Su questi punti, come da noi più volte proposto, siamo disponibili all’apertura di un tavolo tecnico tra il Comitato Lametino Acqua Pubblica, il Forum Italiano del Movimenti per l’Acqua ed il Comune di Lamezia Terme per definire e portare all’approvazione – in tempi brevi – le necessarie modifiche statutarie per la riconversione della Lamezia Multiservizi SpA in una azienda speciale di diritto pubblico.
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