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Anche il club lametino del Soroptimist International celebra l’8 marzo: la giornata per i diritti della donna e la pace internazionale. La celebrazione dell’8 marzo, nata come festa della donna lavoratrice, dal 1975 è sotto l’egida delle Nazioni Unite e ricorda il faticoso cammino compiuto dalle donne per conquistare pari dignità e pari diritti.
Con la successiva risoluzione dell’Onu del dicembre 1977, è stato riconosciuto il ruolo insostituibile della donna nella costruzione della pace e veniva ribadita l’esigenza del rispetto dei diritti umani per tutti, afferma la presidente del club lametino Stefania Mancuso, “attraverso il buonvolere, la comprensione e l’amicizia universale come recitano i principi etici e le finalità del Soroptimist”.
“Sappiamo bene che la strada è ancora lunga – ha spiegato Mancuso – non solo in alcune parti del mondo dove persistono discriminazioni e pregiudizi, spesso alimentati da tradizioni “arcaiche”, ma anche nell’occidente evoluto. Da più parti le donne oggi sono sollecitate a prendere consapevolezza non solo dei traguardi raggiunti ma anche dei rischi di arretrare. La nostra voce, le nostre esperienze di vita e di lavoro possono dunque offrire modelli positivi contro stereotipi imperanti e contro il degrado sociale e morale di cui la donna, la sua immagine è vittima.
Al di là della retorica delle mimose, questa ricorrenza può dunque diventare un utile momento di incontro e riflessione, per costruire insieme, ogni giorno, un mondo più “a misura di donna”. Da qui la volontà del club lametino di promuovere la dignità della donna, anche attraverso progetti sul campo, a sostegno della risoluzione del Parlamento europeo del 2008 sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità fra donne e uomini”.
“L’obiettivo – ha detto la presidente del Soroptimist Stefania Mancuso – è quello di contrastare la tendenza della pubblicità e dei media ad abusare dell’immagine delle donne, svilendone il ruolo, affermando che una cultura diversa è possibile. In una società in cui l’immagine, quella perfetta, è diventata strumento “necessario” della comunicazione, sono le nuove generazioni a subirne il fascino e a pagarne le spese.
Giovani, ragazze e ragazzi, sempre più insicuri alla ricerca di un modello da imitare; modelli di vita irreali e irraggiungibili, sono questi i desideri che esprimono i nostri adolescenti alla ricerca di quella perfezione esteriore che mascheri la fragilità delle loro sicurezze. C’è bisogno, dunque, di far luce sulla realtà, perché la tempesta di immagini che quotidianamente ci assale gode di strumenti che vanno ben oltre il semplice fondotinta e mascara e la perfezione di cui siamo spettatori maschera e sminuisce una verità che è ben altra”.
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