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Che cos’è la libertà? È una domanda che come poche altre accompagna da sempre la riflessione degli uomini. Filosofi di ogni tempo hanno tentato di fornire una risposta razionale, artisti e poeti hanno cercato di catturarne l’essenza e rappresentarla con immagini, musica, parole. Ma nessuno c’è riuscito davvero fino in fondo.
Forse perché non è un concetto che si possa analizzare e descrivere, ma una condizione, uno stato d’animo che si può solo vivere, sperimentare. Affascinano e stupiscono, allora, le riflessioni sulla libertà nascoste tra le mura di un carcere, che è quanto di più lontano dalla libertà si possa immaginare, per il senso comune.
La casa editrice catanzarese “Edizioni La Rondine” ha voluto raccogliere in un volume i racconti frutto del laboratorio di scrittura creativa tenuto lo scorso anno nel carcere di Catanzaro dall’attore e regista Eugenio Masciari – attivo dal 1972 sia in teatro che nel cinema e nella televisione al fianco di maestri del calibro di Giorgio Strehler, Nanni Moretti, Mario Monicelli e Roberto Benigni – e promosso dall’assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Catanzaro.
Gli autori sono per la maggior parte ergastolani privati di qualsiasi beneficio e costretti a trascorrere in carcere il resto della loro vita. «Il carcere è nell’essenza un’istituzione necrofila», scrive uno degli autori, nella quale a dispetto di tutto «sopravvive l’amore per la vita».
I partecipanti al corso di scrittura, superando i propri limiti concettuali e culturali, non raccontano storie autobiografiche, di passioni e delitti, ma parlano di libertà, giustizia, libero arbitrio, fisica quantistica e teologia, discutendo e scrivendo su Platone, Sofocle, Faust, Shakespeare, Gesù. Questa esperienza ha fornito lo stimolo per ribadire la necessità che lo Stato si adoperi per garantire il reinserimento sociale dei condannati ed il rispetto del principio di legalità, nell’auspicio che il tema dell’abolizione dell’ergastolo ostativo e dell’ergastolo in generale possa arrivare a interessare l’opinione pubblica.
«In questo libro, senza mai dimenticare la povertà desolante del contesto, si parla di quella ricchezza rappresentata dalla irriducibile capacità creativa degli esseri umani e della potenza irresistibile della scrittura – si legge nella presentazione di Luigi Manconi -. La funzione di un lavoro come questo non è di rasserenare gli animi dei condannati a un “fine pena mai”, ma di “disturbare” il silenzio che li circonda e l’indifferenza di quanti ritengono che la cosa non li riguardi. Proprio i condannati ci dicono come il carcere possa sfuggire al suo destino di luogo di mera sofferenza e aprire nuovi orizzonti di civiltà».
Il filo rosso che lega il passato dell’insegnante alle esistenze dei suoi allievi lascia intravedere la trama di una possibile narrazione. O, meglio, la sceneggiatura del film che Eugenio Masciari vorrebbe trarre dalla raccolta di racconti. Gli incontri hanno rappresentato, infatti, l’opportunità per condividere un momento di arricchimento e di conoscenza dello spirito umano e, principalmente, di se stessi: «Alla fine di ogni lezione – racconta Masciari – chiedevo ad ognuno di mettere per iscritto cosa aveva stimolato in loro. Nell’incontro successivo si leggeva e si discuteva sul loro punto di vista e si passava alla lezione successiva.
Mano a mano che si andava avanti con gli argomenti, molti cambiavano le loro opinioni, quando raramente nella loro vita avevano cambiato o ammesso di aver cambiato idea su un qualsiasi argomento, e mi chiedevano se potevano correggere, rifare o aggiungere qualcosa ai temi già svolti. Questo loro ripensare alle proprie idee è stato per me il riscontro che il corso di scrittura stava ottenendo i suoi frutti, un fatto inaspettato, un sintomo di fiducia verso la mia persona e di condivisione con gli altri detenuti ed, in ogni caso, segno di umiltà ed intelligenza».
“La mia vita è un romanzo” sarà presentato in anteprima giovedì 23 febbraio, alle ore 15.30, presso la Casa circondariale di Catanzaro in occasione di un dibattito a cui parteciperanno, tra gli altri, anche l’assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, e l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone.
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