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Non si scherza col fuoco e non si scherza con proiettili ed intimidazioni e non si scherza con collusioni e infiltrazioni e non si scherza col diritto di pretendere ed avere giustizia che è un diritto costituzionalmente garantito e non si può scherzare con la tenuta democratica e sociale di un territorio già martoriato da debolezze economiche e strutturali di antica memoria e imputabili, tra l’altro, ad interventi di sostegno statale a volte male indirizzati ed al grande male oscuro che domina, ovvero la presenza della più potente associazione criminale, la ‘ndrangheta.
E’ per questo che il 6 di Luglio la FP CGIL calabrese, così come in tutta Italia, si mobilita per rivendicare la difesa totale e senza eccezioni del mantenimento dei Tribunali, delle Procure e delle sezioni distaccate degli Uffici giudiziari calabresi, presidi di legalità fondamentali.
Assemblee, sit-in, volantinaggi dei lavoratori della Giustizia per esprimere e condividere con le altre OO.SS., con i rappresentanti della società civile, con gli ordini professionali e con tutti i cittadini la preoccupazione e l’allarme che una scelta poco oculata e disattenta del Consiglio dei ministri potrebbe generare in Calabria.
Infatti, chiudere uno solo degli Uffici potrebbe significare consegnare quel territorio al dominio ed al rafforzamento della criminalità, significherebbe lasciarlo sguarnito e solo, lontano molti chilometri dall’ufficio che dovrebbe accorpare il presidio soppresso e raggiungibile attraverso strade impercorribili, dissestate e tortuose.
La ministra Severino ha dichiarato che è necessario affrettare i tempi in ragione della prossima scadenza della legge delega del 2011 che ha consegnato all’attuale Governo il compito di razionalizzare il sistema giustizia, con la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, per renderlo più efficiente ed ottenere risparmi. Ha ancora dichiarato che è necessario attenersi ai criteri indicati dalla legge delega, senza tener conto delle situazioni particolari che la politica indica per ragioni campanilistiche.
Bene! E’ proprio quello che auspichiamo, a cominciare dai risparmi di spesa, dato che alcuni accorpamenti di uffici potrebbero generare spreco di investimenti già avviati, relativamente a sedi da poco ristrutturate o in corso di ristrutturazione che verrebbero soppresse e necessità di nuove sedi essendo quelle attuali, che dovrebbero accorpare gli uffici soppressi, impossibilitate da ragioni logistico – strutturali a recepire personale e archivi.
Così come, vorremmo che si tenesse conto degli altri due criteri:
il primo, quello dei collegamenti, assolutamente critico in Calabria, sia per ragioni geomorfologiche che per la debolezza della rete infrastrutturale, caratterizzata da strade interne impervie, dissestate ed impercorribili nella stagione invernale, da un’autostrada che è meglio definire come cantiere permanente ad unica corsia e dalla quasi totale assenza di un trasporto pubblico locale;
il secondo, il più alto ed intenso tasso di criminalità esistente in Italia, la presenza pervasiva della ‘ndrangheta, la più potente organizzazione criminale internazionale che con la sua aggressività non risparmia istituzioni, società civile, economia.
Solo questo basterebbe e dovrebbe bastare a raccogliere l’allarme che domani in tutte le assemblee territoriali degli Uffici giudiziari, Lamezia, Castrovillari, Rossano, Paola, Cosenza sarà rilanciato al Governo per ribadire che la Calabria ha un imperativo che viene prima di ogni altra esigenza, quello di combattere e sconfiggere la criminalità e l’illegalità e per questo non può perdere la certezza del diritto alla giustizia. Lo Stato non può arretrare e ripiegare su stesso per ragioni economiche, atteso che il risparmio complessivo della revisione nazionale di tutte le circoscrizioni giudiziarie è irrisorio, trattandosi di soli 70 milioni, a fronte di un costo sociale ed economico almeno per la Calabria non quantificabile e certamente troppo elevato.
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