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Con un primo incontro tecnico nel comune di Vallefiorita, giovedì scorso, e nel comune di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, il venerdì successivo, è iniziata la nuova campagna di monitoraggio della presenza di gas radon nei luoghi pubblici e nelle civili abitazioni, a cura del laboratorio fisico “E. Majorana” del Dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria.
La campagna prevede il coinvolgimento di tutti i comuni interessati a monitorare la presenza del gas radon sul proprio territorio, attraverso il posizionamento di esposimetri in grado di misurare la presenza di questo gas naturale inerte ma radioattivo, prodotto principalmente dal suolo e dai materiali da costruzione.
Per la provincia di Catanzaro hanno subito aderito all’appello lanciato dall’Arpacal, oltre a Vallefiorita e Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, anche i comuni di Andali, Cortale, San Pietro a Maida, San Vito sullo Jonio, Platania, Soverato, Pentone, Miglierina e Settingiano. Il comune di Acri, in provincia di Cosenza, ha aderito all’iniziativa che prevede, attraverso i dipartimenti provinciali Arpacal, la raccolta di adesioni nei territori provinciali e l’avvio del progetto, guidato dal laboratorio fisico di Catanzaro dell’Arpacal che si avvarrà del supporto dei dipartimenti provinciali dell’Agenzia ambientale calabrese.
Il progetto viene sviluppato in un periodo di circa 12 mesi e permette di allestire una banca dati per la misura della concentrazione del gas radon in ambienti chiusi, indispensabile passo per la stesura di una mappa territoriale per il rischio radon. Attraverso l’acquisizione delle coordinate geografiche di ogni punto di misura, inoltre, sarà possibile costruire una cartografia con i diversi valori di concentrazione media di attività di radon.
“Poiché il radon è un gas radioattivo – informano dal Laboratorio fisico del Dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal – può risultare cancerogeno se inalato in concentrazioni elevate. La principale fonte di questo gas risulta essere il terreno, dal quale fuoriesce e si disperde nell’ambiente, accumulandosi in locali chiusi dove diventa pericoloso. Si stima che sia la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta, ed alcuni studi evidenziano sinergie fra le due cause. Per i non fumatori, invece, è statisticamente la prima causa di tumore al polmone”.
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