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«Alcuni italiani non si arrendono»: questo lo slogan che il “Coordinamento 9 dicembre” ha esposto ieri nel corso dei due diversi flash mob effettuati, a sorpresa, su corso Numistrano a Lamezia Terme in mattinata e nel pomeriggio.
Volantinaggi per informare passanti ed automobilisti sui motivi della mobilitazione nazionale, uno striscione, qualche fumogeno colorato e tanti tricolori a rappresentare l’obiettivo principale dell’iniziativa: l’unità del popolo italiano nella protesta contro la dittatura dell’Europa, della casta che occupa abusivamente il nostro Parlamento (ancor più dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha decretato l’illegittimità della legge elettorale) e per il recupero della sovranità nazionale.
Protagonisti del blitz mattutino un gruppo di aderenti al Coordinamento provenienti da diverse parti della Calabria, già impegnati ieri nella protesta organizzata sulla SS 280, che aveva visto un parziale blocco della traffico veicolare e la partecipazione di alcuni mezzi pesanti nei pressi dello svincolo Lamezia Sud. L’azione simbolica di disturbo è proseguita nel pomeriggio, sempre su corso Numistrano, con la partecipazione di studenti, cittadini lametini e non solo.
Ottima la risposta della cittadinanza, che ha condiviso i motivi di una protesta che pure ha condotto ad un parziale rallentamento della circolazione al fine di sensibilizzare la popolazione. Nessuna tensione anche all’arrivo di alcune pattuglie di polizia e dei vigili urbani: gli studenti, passeggiando provocatoriamente sulle strisce pedonali, hanno reagito lanciato goliardicamente qualche coro.
«Tutta Italia sta protestando, la Calabria resta parzialmente a guardare, ma noi non vogliamo arrenderci – ha spiegato al megafono Mimmo Gianturco – e neanche voi non dovete farlo. Ci troviamo in un momento potenzialmente rivoluzionario, basta poco per cambiare le cose, basta scendere in strada e far sentire la propria voce invece di delegare gli altri. In gioco non è più soltanto il nostro futuro, ma ormai anche il nostro presente, i nostri stipendi, il nostro lavoro, le nostre case, oltre che la nostra dignità e libertà».
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