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“Crediamo sia giunto il momento di aprire immediatamente l’Umberto I, perché ciò servirà non solo ai fruitori dei servizi sanitari, ma anche ai tanti commercianti che gravitano intorno al centro storico. Ecco perché condividiamo la richiesta di rimodulazione del protocollo d’intesta sottoscritto nel 1996, inoltrata ieri al sindaco della città dal direttore generale dell’Asp”.
A 16 anni dalla firma del protocollo s’impone una seria riflessione, alla luce delle mutate esigenze assistenziali e della nuova pianificazione regionale.
“La proposta del direttore generale dell’Asp, ferma restando la creazione di un “Centro diurno per anziani”, prevede in sostanza l’allocazione nella struttura di una serie di ambulatori specialistici con annessi servizi di supporto. E ciò potrà realizzarsi in brevissimo tempo, tre o quattro mesi al massimo”.
“Fermo restando che la nuova convenzione dovrà essere sottoposta all’approvazione del Consiglio Comunale, crediamo – aggiunge Ursini – che un uso appropriato dell’Umberto I sia nell’interesse della città, pazienti in primo luogo che avranno modo di completare il loro percorso diagnostico nello stesso luogo, senza continuare a peregrinare da un ambulatorio all’altro, così come oggi avviene”.
Il mutamento della destinazione d’uso, da intendersi quindi come cambio di attività, è pertanto di esclusiva competenza dell’Amministrazione Comunale.
Il cambio di destinazione viene anche “imposto” alla luce del decreto 18 del Presidente della Giunta regionale, in qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro, che ha ridisegnato le reti ospedaliera, territoriale e dell’emergenza sanitaria, con una sensibile riduzione delle prestazioni per assistenza agli anziani e dei posti letto all’interno delle RSA.
Ristrutturato con i fondi dell’ex art. 20 della Legge 67/88, e completato con un residuo impegno finanziario da parte dell’amministrazione comunale (ad oggi non ancora interamente trasferito all’Asp), l’immobile è fruibile nell’immediato.
“La eventuale proroga dei tempi di apertura o la mancata modifica del protocollo d’intesa – conclude Ursini – potrebbe provocare un conseguente abbandono del sito, con inevitabili danni a carico di tutti”.
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