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La coreografia scelta per “’A cuverta ‘a pizzi ‘a pizzi” era in realtà un presepe vivente. L’atto unico del “Fare teatro laboratorio”, scritto da Lina Rotella, si snoda all’interno della ricostruzione che due anziani coniugi – ‘Ngiulina e ‘Ntoni – fanno della notte in cui nacque Gesù: non mancano la lavandaia (che aspetta che qualcuno le sistemi il fiume con la stagnola), i pastori (senza pecore), il fornaio (senza forno) e la fruttivendola…nessuna traccia, però, di Maria e Giuseppe. Che siano rimasti in fondo alla scatola dei pastori?
Non poteva che iniziare in chiave ancora natalizia il nuovo anno al centro anziani “Umberto I”: una sala gremita ha accolto favorevolmente la commedia in vernacolo del gruppo di attori di Settingiano, giunta alla quindicesima replica. Delicata e suggestiva l’idea di ambientare la scena tra i personaggi del presepe, che prendono vita al momento in cui la coppia di protagonisti si lascia prendere dal sonno dopo aver faticato nella sistemazione della rappresentazione, in attesa della nascita del “Bambinuzzu”.
“Ma le risate – informano – che già la recitazione in vernacolo serve a stimolare, sono seguite alle battute ed alle prese in giro rivelatrici di un affiatamento “inossidabile” di coppia (formata da Lina Rotella e Tonino Angeletti, moglie e marito anche nella vita), ed alle schermaglie tra pastori (Ciccio Verre, Andrea Mungo, Gregorio Rao, Luigi Talarico, Cesare Pallone, Maria Angeletti, Maria Riga, Daniele Donato e Salvatore Trapasso) che male interpretavano le continue intrusioni del fidanzato “giallorosso” e maldestro (Rosario Mungo) della garbata nipote di ‘Ngiulina e ‘Ntoni (Vania Gesualdo). Il finale accoglie tutti con una spruzzata di neve, sotto una coperta “a pizzi a pizzi”, con un Giuseppe ritrovato ed una Maria che ha la stesse fattezze della saggia nipotina (e con uno stizzito re Magio con la sciarpa del “Catanzaro” attorno al collo), in attesa che il Salvatore del mondo nasca un’altra volta…”.
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