Catanzaro, si è concluso il forum e-LABORA: 1.200 presenze, 3 giorni di workshop e laboratori

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Oltre settecento partecipanti ai laboratori e ai workshop della seconda giornata, in gran parte studenti universitari e degli istituti superiori della provincia. Una numerosa rappresentanza di consulenti del lavoro e dottori commercialisti, che rappresentano il trait d’union tra il mondo del lavoro e le imprese. Milleducento presenze complessive durante i tre giorni del Forum.
Numeri che descrivono solo in parte il grande successo di “e-Labora”, l’evento promosso dall’Amministrazione provinciale di Catanzaro per avviare un confronto sui temi dell’orientamento, della formazione e del lavoro, ma soprattutto per fornire agli studenti e ai giovani diplomati e laureati informazioni e strumenti per orientarsi nelle scelte formative e professionali, e trovare opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro.
Un successo che si è concretizzato soprattutto nella grande partecipazione degli studenti, che hanno dimostrato grande interesse verso i temi del dibattito, tenendo sempre alto il livello di confronto e di interazione con i relatori, e nella opportunità colta da enti, istituti formativi e imprese, nel mettersi in rete e avviare percorsi comuni.
“Il Forum ha rappresentato un momento di riflessione, di discussione, di confronto, che è servito ad avviare un’attività di rete che può portare a risultati eccezionali”, ha commentato l’assessore provinciale al Lavoro Sergio Polisicchio, che ha proseguito: “Ora viene il lavoro difficile. Puntiamo alla crescita del nostro territorio promuovendo una forte sinergia tra scuola, università e imprese, che vedrà il contributo di tutti i partner dell’iniziativa”.
Il bilancio del Forum, che si è articolato in un fitto programma di workshop, tavole rotonde, laboratori e visite agli stand espositivi, è stato tracciato questa mattina, nel corso del convegno conclusivo su “Strategie e strumenti per creare lavoro”, dal dirigente del Settore Lavoro della Provincia di Catanzaro Filippo Pietropaolo.
“E’ emerso innanzitutto – ha spiegato Pietropaolo – che la formazione è ancora molto distante dai settori produttivi. Scuola e università devono non solo creare conoscenze, ma anche trasmettere competenze. Si tratta di due momenti differenti ed entrambi importanti. E poi c’è una questione ancora più importante: quella dell’informazione. Circa l’80 per cento dei giovani che hanno partecipato ad un laboratorio – ha detto Pietropaolo – non conosce i siti dell’Università e dei centri per l’impiego. C’è la necessità innanzitutto di un intervento strutturato di orientamento nelle ultime classi degli istituti superiori, finalizzato a trasmettere una corretta e completa informazione. Poi l’orientamento deve mutare in funzione dei mutamenti dei contesti sociali ed economici, e le strutture pubbliche devono avere la capacità di inventare e creare nuovi strumenti di orientamento”.
La questione delle carenze informative riguarda pure gli strumenti messi in campo dal pubblico e dai fondi privati per aiutare i giovani a costruire da sé un’iniziativa lavorativa. “I giovani – ha spiegato Pietropaolo – si sentono scollati dal resto della società. Hanno come visuale soltanto il raggiungimento del loro diploma e non hanno un supporto per capire cosa succede dopo. D’altro canto, da parte loro vi è poca disponibilità a mettersi in gioco, a rischiare, a comprendere l’importanza dell’acquisizione delle competenze oltre che delle conoscenze”.
Il dibattito del Forum si è incentrato anche sul nuovo ruolo dei servizi per l’impiego. “Il motivo conduttore dei laboratori – ha detto Pietropaolo – ha riguardato l’importanza di fare rete tra regioni, province, università, scuole, imprese, agenzie private di lavoro. Fare rete tra i sistemi di orientamento, fare rete per organizzare al meglio l’offerta formativa e renderla più vicina alle esigenze delle imprese, fare rete per migliorare e organizzare l’informazione, fare rete per organizzare al meglio l’offerta di politiche attive ed evitare duplicazioni dannose, fare rete per organizzare l’offerta di percorsi quasi personalizzati che prevedano interventi sinergici di formazione, di tirocinio, di incentivi all’inserimento. Le province, con i servizi per l’impiego, che hanno la conoscenza concreta dei propri territori di riferimento, hanno un ruolo fondamentale nella costruzione di queste reti e possono diventare dei piccoli centri di sviluppo locale. In Calabria questa potenzialità – dice ancora Pietropaolo – non è stata ancora colta pienamente, e su questo serve un maggiore impegno da parte della regione.
La nostra realtà economica è fatta di piccole e piccolissime imprese: è solo contattandole una per una e ascoltandone le esigenze, identificando percorsi quasi personalizzati per ciascuna impresa, utilizzando la rete con gli altri attori locali, che si può sperare di ottenere una sommatoria di inserimenti al lavoro, passando per la formazione specifica, per il tirocinio, per l’incentivo all’assunzione, che finirà per dare i grandi numeri. Dove il livello provinciale è pienamente coinvolto nella programmazione delle politiche attive e della formazione, i risultati sono migliori e la qualità della spesa è più evidente.  Dal canto loro le province e i loro servizi per l’impiego devono uscire dai propri confini, superare il limite dell’ufficio che aspetta il cittadino per erogare esclusivamente i servizi strettamente previsti dalle leggi e dalle circolari. Occorre andare incontro alle aziende, farsi portatori di informazione corretta, avere la capacità di proporre iniziative che concretamente possono essere utili ai propri interlocutori”.
Il presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, si è soffermata sull’importanza della sinergia tra enti istituzionali e tra pubblico e privato: “Una sinergia che nella nostra regione è spesso mancata, ma noi abbiamo dimostrato di sapere interloquire con partner a tutti i livelli”. Poi il presidente Ferro ha parlato della necessità di stringere il confronto tra le province e il ministero del Lavoro, ma soprattutto tra le province e le regioni, che devono migliorare la qualità della spesa e investire le risorse comunitarie nella formazione di qualità, “per fornire reali opportunità di sviluppo al territorio ed evitare l’emigrazione dei cervelli”. Poi il presidente Ferro ha richiamato la necessità di portare a compimento il trasferimento delle deleghe e delle funzioni dalla regione alle province previsto dalla legge 34: “Un trasferimento che non deve essere inteso soltanto in termini di risorse economiche, ma anche strumentali e umane, soprattutto in un settore come quello delle politiche del lavoro e della formazione che deve essere promosso dagli enti intermedi come le province”.
Infine un richiamo a quelle imprese, “che spesso ricevono fondi per attività formative inesistenti, che non mettono in campo eccellenze e competitività”. “Bisogna premiare i più bravi e investire sulle eccellenze, sull’innovazione, sulle tecnologie anche in settori come l’agricoltura e il turismo”, ha spiegato Wanda Ferro, che poi si è rivolta ai giovani, invitandoli “ad uscire dalla società della paura ed entrare nella società del rischio, comprendendo che la costruzione del proprio futuro si può basare soltanto sulla formazione e sulla competitività”.
L’assessore regionale al Lavoro Francescantonio Stillitani, chiudendo i lavori del Forum, ha convenuto sulla necessità di “cambiare gli indirizzi e la filosofia che finora hanno guidato gli interventi fatti in Calabria sul tema del lavoro”. “Spesso – ha spiegato l’assessore – c’è stato un indirizzamento degli incentivi verso forme di sussidio piuttosto che verso una vera politica di sviluppo. Si è speso per intervenire su emergenze sociali, non per creare crescita economica e opportunità occupazionali. Gli incentivi – ha spiegato Stillitani – devono invece essere utilizzati per creare lavoro: un lavoro che è impensabile trovare nella pubblica amministrazione, e che quindi va creato nel privato. Il privato deve essere quindi incentivato a investire in Calabria, soprattutto rimuovendo gli ostacoli burocratici e abbattendo il costo del lavoro non in maniera occasionale, ma in maniera strutturale, organica e duratura, avviando un piano straordinario”.
LA TAVOLA ROTONDA. I temi emersi durante i tre giorni del Forum sono stati discussi questa mattina nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista Romano Benini, che nella sua introduzione ha affermato la necessità di riflettere su come “le politiche attive del lavoro e della formazione possono aiutare a migliorare la competitività delle imprese sul territorio”, rimarcando la necessità “di far sì che chi svolge un percorso di studi acquisisca una competenza utile al mondo dell’impresa, rendendo obbligatorio lo svolgimento di stage e tirocini”.
Alessandro Repetto, presidente della Provincia di Genova e coordinatore Politiche del Lavoro e della Formazione dell’Upi, ha posto l’accento sulla necessità di “sostenere lo sviluppo economico seguendo le vocazioni dei territori”. In tal senso è necessario un confronto continuo e uniforme “tra le province e le regioni che hanno il ruolo di programmazione e di pianificazione, e che devono uscire dal loro fortino”. Poi bisogna portare avanti in maniera sinergica le politiche del lavoro e quelle della formazione “che non devono ragionare a comportamenti stagni”. Poi ha richiamato il ruolo della formazione “che non deve essere un centro di potere, ma un servizio a favore dei cittadini”, e dei centri per l’impiego pubblici, “che devono essere capaci di dialogare con il privato che svolge bene il proprio compito sul territorio, in un’ottica di sussidiarietà”.
Per il direttore regionale dell’Inps Calabria, Giuseppe Baldino, “ai convegni bisogna fare seguire politiche fattive, mirate alla concretezza dei risultati. Serve un sistema di sinergie tra le istituzioni”. “Bisogna sempre tenere ben presente la centralità del lavoratore – ha detto Baldino -, mentre fino ad oggi le politiche attive nazionali si sono concentrate sull’azienda. Un altro importante ruolo – ha aggiunto – devono ricoprirlo le organizzazioni sindacali e datoriali, soprattutto nel campo della formazione. Infine è fondamentale il ruolo delle amministrazioni provinciali, che per loro essenza conoscono il territorio e possono permettere un maggior grado di coerenza e coesione tra il pubblico e il privato”.
A rappresentare il mondo sindacale c’era Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl, che si è soffermato “sull’importanza di dare al mercato del lavoro un funzionamento dinamico e propulsivo”. Poi ha evidenziato “il paradosso di molti territori che da un lato registrano un gran numero di cassintegrati, dall’altro offrono la disponibilità di molti posti di lavoro, senza riuscire a far incontrare la domanda e l’offerta”. “Soprattutto al Sud – ha spiegato Santini – bisogna indirizzare gli investimenti verso politiche di inserimento lavorativo, aiutando con interventi diretti le imprese che assumono, e aiutando i giovani che vogliono intraprendere e formarsi per lavorare”. Infine serve un’azione volta ad accorciare le distanze sempre più marcate tra il mondo della scuola e quello del lavoro: “Tirocini ed esperienze lavorative – ha affermato Santini – dovrebbero rientrare nel percorso ordinario della scuola. Gli ultimi due anni di ogni ciclo scolastico superiore dovrebbero prevedere un tirocinio coordinato con le finalità del percorso scolastico, stimolando a un confronto le realtà della scuola, delle imprese, e naturalmente del giovane studente, che avrebbe così la possibilità di cominciare a pensare per tempo, e in modo coerente con il proprio percorso scolastico, al proprio futuro lavorativo”.
Per l’assessore allo Sviluppo Economico, Formazione e Lavoro della Provincia di Milano, Paolo Giovanni Del Nero, “la formazione deve misurarsi non soltanto con le realtà del territorio, ma calarsi in una visione internazionale: un giovane ingegnere deve essere pronto a competere con altri professionisti americani o asiatici”.
Una tesi condivisa dal consigliere giuridico del Ministro del Lavoro, Francesco Verbaro, che si è soffermato sulla nuova fase storica caratterizzata dall’incertezza e dal rischio. “Bisogna guardare all’evoluzione dei mercati – ha spiegato –, ma soprattutto a come adeguare i mercati locali al mercato globale”. In questo diventa fondamentale il ruolo delle istituzioni, “che devono cambiare, superare il confine amministrativo, e avviare cooperazioni sulle politiche attive del lavoro e della formazione con il mondo delle imprese, con il mondo del lavoro, con la scuola, l’università, gli ordini professionali”.  “Tutte le istituzioni devono essere coinvolte – ha concluso Verbaro – per creare vera occupazione secondo le esigenze del territorio. Bisogna infine lavorare per anticipare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, rilanciando l’apprendistato e favorendo l’avvio di esperienze lavorative già nel percorso scolastico”.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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