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Dopo le raccolte di liriche “Il luogo e il tempo”, “Le bocche invisibili”, e il libro di racconti “Le trasgressioni di Miranda”, Paola Pancaldi Pugolotti torna alla poesia con un nuovo ed interessante volume dal titolo “Le ultime scale”, pubblicato nei giorni scorsi dalle edizioni Ursini di Catanzaro.
Con questa terza raccolta, premiata nella XX edizione del Premio “Iniziative Letterarie 2008”, Paola Pancaldi Pugolotti, attraverso il suo modulo scrittorio stringente, coeso e felicemente coniugato in sintagmi di notevole fattura, continua il suo rapporto con quel lirismo iniziato molti anni addietro, che l’ha portata ad essere, oggi, una fra le poetesse più meritevoli dell’agone letterario.
Il suo linguismo moderno è capace di intuizioni, sprazzi di pensiero, di immagini illuminanti, abili a colpire nel segno quello che è il mistero della poesia, perché si uniforma a quel tono alto, e pure intonato e fruibile che non delude e si fa accettare per la rara perizia dei significati e degli strumenti adottati, estremamente raffigurativi e modellati ad una dimensione più universale, più vasta e duratura, quale potrebbe essere la distanza fra noi e l’eternante verità che andiamo cercando, scavando, interpretando: una verità che è sempre altrove, fra noi e la precarietà del tutto che ci circoscrive e ci limita, senza sosta, senza interruzione di continuità.
“Paola Pancaldi Pugolotti – dice Ninnj De Stefano Busà – istruisce, per così dire, un modello lessicale fra i più piacevoli e disinvolti, non cade mai nel banale di un assioma, di un verso, di un’espressione lirica che non abbia il dolce canto ammaliatore di sirene, la dolcezza carezzevole, eppure robusta, vivace e variegata di un rendiconto d’anime che sa, appunto quali ultime scale deve salire il cuore”.
Scrive versi con uno stile tutto suo, che sa creare immagini semplici solo all’apparenza, perché usa un’ermeneutica chiara, senza tentativi di equilibrismo forzati, oscuri, di dubbio effetto; non ricorre ad escamotage che, di certo, appesantirebbero il dettato linguistico, zavorrandolo, verso il basso.
In questo nuovo volume, inserito dalle edizioni Ursini nella collaudata collana “Le farfalle”, la poetessa “adotta una parola comprensibile a tutti e da tutti rivisitata in forma di quotidianità da un soffio consapevole di autodeterminazione e valutazione su quel che è il nostro destino, la nostra parentesi esistenziale, il dubbio dell’uomo al cospetto di un’identità testamentaria che lo assolva o lo condanni”.
“Il suo far poesia, – aggiunge Ninnj Di Stefano Busà – la sua trama lirica, il suo tessuto strutturale risentono di un’impostazione di stampo classico, direi di un classicismo riveduto e corretto alla luce dei tempi, alle verifiche dei mutamenti generazionali, dei gusti estetici: il suo riferimento a situazioni, fatti o cose della terra è sempre allietato e allineato ad una impronta filosofico-meditativa che, dalla perizia del dire, trastulla e rende lievi i tratti più difficili della perdita, dell’assenza, o della ragione maldestra che si rende complice del male emergente dai tratti più contradditori e conflittuali dell’umano sentire”.
Ma quello di Paola Pancaldi Pugolotti è un profilo evoluto e districante della parola, che non si ripiega in se stessa, esplicita finalità più autentiche, uniformandosi anche alla malinconia, senza rimanere schiacciata o avulsa, distaccata o inerte.
La raccolta è caratterizzata da un pudore intimo e sincero, assetato di bellezza e di un’ansia di vita che non tendono mai al nichilismo stringente e limitativo di tanta poesia moderna, ma si rimodellano alla capacità, sua propria, di elaborazione fantastica, che a tratti lascia trapelare la nostalgia della perdita.
“Le ultime scale” è un’opera completa che sa infondere il giusto equilibrio a un lirismo di per sé scaltrito e maturo fatto di fusioni linguistiche e di mobilità verbale, consapevole delle spiagge mobili che si configurano come visione d’insieme in un mondo sconvolto dal suo caos.
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