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La manifestazione unitaria del 13 ottobre a Catanzaro con la Camuso, Bonanni e Angeletti, non è soltanto un evento politico straordinario.
Esso è infatti un appuntamento politico sindacale che nella storia presente del nostro paese indica il sud, come luogo da dove far ripartire un’azione di ricomposizione di un blocco sociale, è la riaffermazione della ineluttabilità della salvaguardia della coesione sociale, pena la stessa tenuta democratica del paese.
Ma la manifestazione Sindacale di Catanzaro, servirà a dare dignità ad una regione proprio nel momento piu’ drammatico della sua storia Istituzionale (scioglimento per mafia del Comune di Reggio Calabria, arresto di assessori, inquietanti dubbi su vicende drammatiche anche personali vissute sempre al comune di Reggio Calabria, divenuto nell’ultimo decennio la corte dei miracoli dove il Presidente Scopelliti determinava anche il fruscio dei rami).
Ma non è solo il comune di Reggio, la stessa Regione Calabria, ormai da tempo è sempre più una sorta di camera di compensazione per osservati domiciliari che un’istituzione democratica, stante la moltitudini di vicende giudiziarie che coinvolgo i suoi membri.
Camuso Angeletti e Bonanni, vengono a dare speranza, proporre linee d’intervento a fronte di uno squallido e indicibile quadro rappresentativo della caduta degli dei calabri.
Il sindacato ancora una volta è chiamato a surrogare un ceto politico inesistente, tutto.
Il suo differenziarsi è stato fra i diretti compromessi con pratiche ‘ndragatiste e coloro che impotenti stentano ad accennare risposte di lotta a queste pratiche.
Non si è avuta in Calabria un’avversità esplicitata o nel migliore dei casi si è dovuto prendere atto di una incapacità di aggregazione e di progetto.
Negli anni, l’opposizione istituzionale e politica si è presentata devitalizzata nella sua analisi e nella sua capacità di differenziarsi con atti dirompenti, leggibili da tutti, con scelte di parte chiare.
In Calabria quello che è mancato è stata una classe dirigente che sapesse coniugare la centralità del lavoro con la necessità di una grande stagione dei diritti e welfar locale, di sommovimenti istuzionali con la ripresa di sane pratiche di selezione dei gruppi dirigenti.
Se si dovesse prendere a riferimento Vico, dovremmo dire che dopo i miracoli virtuali, e gli eroi mediatici, dovrebbe giungere la fase degli uomini normali che ripropongano la politica, ma il timore è che non ci siano neanche quelli.
La manifestazione del 13 ottobre a Catanzaro, puo’ caricarsi per l’intero paese di un valore e di un significato di portata storica: l’unità sindacale che si ripropone come scelta obbligata, per le masse aggredite dall’agenda Monti, a partire dal Sud.
In questola Federazionedella Sinistra della Provincia di Catanzaro crede che la sua partecipazione convinta e militante a questa iniziativa, segna il punto di non ritorno per avviare un movimento reale per il lavoro, i suoi valori, il suo costrutto sociale, il suo bisogno di diventare discrimine per la creazione di una nuova classe dirigente, donne e uomini in grado di governare, e quindi di elaborare idee e progetti e di esercitare una capacità di direzione e di orientamento generale del paese rifuggendo velleitarismi, testimonianze soggettive, o peggio pratiche di autoreferenzialità.
Tommaso Chiodo
Nino Rappoccio
Piero Mascaro
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