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Il 35,5 per cento degli studenti catanzaresi presenta dipendenza da internet, mentre il 4 per cento ha una sospetta Hikikomori, vale a dire una sindrome – scoperta dallo psichiatra Tamaki Sato – che riguarda quei ragazzi che vivono una sorta di dualismo incredibilmente omogeneo nelle valutazioni occidentali: riescono ad andare a scuola e a strappare una stentata sufficienza e poi trascorrono il resto della loro giornata su internet.
E’ quanto emerge dallo studio e dalla pubblicazione scientifica a cura di Donatella Marazziti, docente di psichiatria all’Università degli studi di Pisa, e del giornalista Mario Campanella, esperto di dipendenze e di disturbi dell’infanzia, presentato questa mattina nella sala Giunta della Provincia di Catanzaro. Il progetto, infatti, è stato curato dall’amministrazione provinciale di Catanzaro guidata da Enzo Bruno, ma è stato avviato con la precedente amministrazione, guidata dalla presidente poi commissario straordinario, Wanda Ferro. Il progetto analizza, per la prima volta, il meccanismo e il rapporto di collegamento tra l’utilizzo delle nuove tecnologie, l’abuso e l’adolescenza, in un capoluogo del Meridione dalle dimensioni demografiche circoscritte. La provenienza geografica dei partecipanti, quasi tutti rappresentativi della realtà provinciale, rende testimoniale e collaborativo il test, peraltro consapevolmente affrontato con spirito positivo dai ragazzi catanzaresi.
Lo screening, infatti, ha riguardato oltre 250 studenti di età tra i 14 ed i 19 anni, provenienti da tutta la provincia e divisi per provenienza geografica. Sono stati coinvolti il liceo classico Galluppi e l’istituto tecnico Ferraris, che hanno caratteristiche dimensionali e demografiche eterogenee, molti dei quali erano presenti questa mattina.
Allo studio hanno collaborato l’istituto Roma Sapiens di Roma (attraverso le psicologhe Gabriella Reda e Amelia Vommaro) e la psicoterapeuta Lucia Nardi. Sono stati somministrati test anonimi adeguando il questionario sulle dipendenze alle particolarità dei minori: sono state , quindi, escluse, le domande sulle eventuali compulsioni sessuali.
“L’adolescenza è un’età delicata e a rischio che troppo spesso viene dimenticata dalle istituzioni – afferma il presidente della Provincia, Enzo Bruno -. Le nuove dipendenze che interessano le giovani generazioni si associano a quelle chimiche, alimentate a un bombardamento tecnologico onnipresente. Il nostro scopo è stato proprio questo: porre all’opinione pubblica e ai tecnici uno strumento di conoscenza reale sul quale discutere e grazie al quale innescare comportamenti e atti consequenziali. Tutti insieme, scuola e territorio, siamo chiamati ad agire, per non far prevalere una concezione tecnocratica ponendo l’uomo, con la sua insostituibilità, al centro di ogni cosa”.
Il 35 di questi ragazzi fa fatica a staccarsi da Internet , con una predilizione per i social network (facebook) whatsapp e con una netta prevalenza maschile per i giochi su playstation ed x box. Lo spiegano in maniera chiara Mario Campanella e Donatella Marazziti davanti ai ragazzi attenti ed interessati.
“Cinque ragazzi presentavano una chiara tendenza alla sindrome Hikikomori, la patologia descritta per prima dallo psichiatra giapponese Sato, che non consente più di relazionarsi al mondo esterno , con una raffigurazione totalizzante del mondo virtuale. Il dato più interessante – spiegano Marazziti e Campanella – è che la provenienza sociale e culturale dei ragazzi non è una discriminante sull’utilizzo della rete e dei meccanismi informatici e anche sulle dinamiche dipendenziali. Abbiamo scelto la Calabria sia per la sua storia radicale di regione del sud fortemente identitaria, sia perchè bisognava testare l’incidenza delle dipendenze su un capoluogo di regione che non avesse macro-dimensioni”. Dall’analisi effettuata sulle risposte emerge una sorta di legittimazione della dipendenza, che da un lato viene vissuta come “normale”, nel senso che sembra non provocare grandi frustrazioni, mentre dall’altro (in una logica contraddittoria comunque propria dell’adolescenza ) la possibile assenza di collegamento genera ansia e confusione. Questo 35 % si collega 4-6 ore o più ogni giorno o utilizza per analogo tempo i giochi informatici, mentre una buona parte del rimanente 65%, pur rimanendo in una soglia temporale più accettabile, si connette per almeno quattro ore giornaliere.
“E’ ora di uscire dalle ambiguità schizoidi di uno Stato che da un lato offre sempre più motivi di compulsione e dall’altro cerca di attivare meccanismi di recupero – concludono – Abbiamo privilegiato la conoscenza con un lavoro durato oltre tre mesi, ed effettuato scientificamente, per porre in essere strategie che siano realmente usufruibili dai più giovani e non solo
Un argomento di “grande interesse e attualità”, ha affermato il consigliere regionale del Nuovocentrodestra Sinibaldo Esposito, a margine dell’incontro in sala Giunta. Argomento che “merita la massima attenzione visti i rischi latenti insiti nel problema che ancora non sembra essere esploso in tutta la sua preoccupante consistenza, probabilmente perché ancora sottostimato e sottovalutato – ha detto ancora Esposito -. Del resto si pensa possa trattarsi di un problema che possa riguardare il nostro vicino di casa, quando invece si configura come un pericolo che cresce in ogni singola abitazione, anche la nostra, con effetti degeneranti che ancora oggi non sono ponderati nella loro enorme evoluzione, su cui si deve intervenire soprattutto dal punto di vista della prevenzione”. Un ruolo importante, a tal fine, deve essere rivestito dalla Regione. “Su questa tematica – ha concluso Esposito – sarò impegnato in prima persona, prima di tutto predisponendo un disegno di legge da sottoporre alla commissione consiliare competente”.
“L’adolescenza è un’età delicata e a rischio che troppo spesso viene dimenticata dalle istituzioni – afferma il presidente della Provincia, Enzo Bruno -. Le nuove dipendenze che interessano le giovani generazioni si associano a quelle chimiche, alimentate a un bombardamento tecnologico onnipresente. Il nostro scopo è stato proprio questo: porre all’opinione pubblica e ai tecnici uno strumento di conoscenza reale sul quale discutere e grazie al quale innescare comportamenti e atti consequenziali. Tutti insieme, scuola e territorio, siamo chiamati ad agire, per non far prevalere una concezione tecnocratica ponendo l’uomo, con la sua insostituibilità, al centro di ogni cosa”.
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