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Sabato 23 luglio, alle 18.30, presso l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, a Carlopoli, nel catanzarese, si terrà la presentazione del nuovo libro di Antonello Caporale “Acqua da tutte le parti”, edito da Ponte delle Grazie.
L’evento, organizzato dal Forum del Reventino e da Rivìentu, Coordinamento territoriale delle associazioni del Savuto Reventino, vedrà la partecipazione, insieme all’autore, di Angelo Maggio, fotografo, viaggiatore e osservatore dell’incompiuto e Francesco Lesce, ricercatore di Filosofia presso l’Università della Calabria, entrambi compagni di viaggio e di interessi di Antonello Caporale, nonché autori del cortometraggio sul “non finito” calabrese “Epochè” che sarà proiettato al termine della presentazione.
L’incontro sarà aperto dall’intervento di Angelo Maggio che racconterà il lavoro e la ricerca fotografica che ha portato alla realizzazione del cortometraggio. A seguire sarà la volta del giornalista de Il Fatto Quotidiano e di Francesco Lesce. La presentazione si chiuderà con le proiezioni, insieme a quella di “Epochè”, di due video inediti, entrambi parte di un nuovo progetto editoriale di Antonello Caporale, dedicati agli Arbëreshë e agli immigrati di Castel Volturno.
L’AUTORE
Antonello Caporale è oggi una firma del Fatto Quotidiano, dopo ventidue anni trascorsi a Repubblica. Ha pubblicato “La Ciurma. Incontri quotidiani sul barcone della politica” (2006) dove sono state raccolte parte delle sue «Interviste senza rete», “Impuniti. Storie di un sistema incapace, sprecone e felice” (2007), “Mediocri, I potenti dell’Italia immobile” (2008), “Peccatori. Gli italiani nei dieci comandamenti” (2009), “Terremoti S.p.A.” (2010) e “Controvento. Il tesoro che il Sud non sa di avere” (2011).
IL LIBRO
L’Italia è lunga e stretta. Se sei sull’Aurelia e scendi verso sud, il mare ti accompagna a destra; se invece guidi lungo l’Adriatico, l’acqua occhieggia da sinistra. Ma per guardare l’Italia bisogna dare quasi sempre le spalle al mare e rivolgersi verso l’interno. Per tre anni, ogni giorno ho riversato nel taccuino le tracce di ogni viaggio, dettagli anche minuscoli. Il bottino che stipavo era tutto ciò che non aveva possibilità di comparire sul mio giornale, una montagna di informazioni minute, secondarie, accessorie, o di storie che lasciavo ai margini delle inchieste nell’attesa che, dopo tanta semina, un giorno potessero germogliare e insieme costituire l’anima di un altro racconto, di un nuovo viaggio.
Così è nato questo resoconto sull’eternità di certi luoghi e certi paesaggi italiani dove il passato non finisce mai e il futuro stenta ad arrivare. Ci sono paesi che si raggiungono solo a piedi, come Topolò al confine con la Slovenia, e paesi senza tempo dove si fabbricano orologi, come Uscio in Liguria; paesi dove la terra finisce, come Depressa nel Salento, e paesi abitati da capre, come Craco in Lucania. Soprattutto, ci siamo noi italiani in questo libro: una sequenza di carità e di imbrogli, di anime morte e di anime belle, di volti sorridenti e di predoni da strada. Una volta messi in fila non si sa se abbracciarli tutti oppure darsi alla fuga il più rapidamente possibile.
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