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Il direttore generale dell’Asp di Catanzaro Dott. Gerardo Mancuso ha incontrato a Roma, in occasione del Forum della Pubblica Amministrazione, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, con la quale ha discusso delle questioni relative ai Piani di Rientro a cui sono soggette le Regioni che hanno forti debiti in campo sanitario. In particolare è stato evidenziato come i Piani di Rientro siano focalizzati eccessivamente sull’aspetto economico-finanziario, nonostante quasi tutte le Regioni, compresa la Calabria, abbiamo dimostrato di contenere la spesa in termini concreti, ad eccezione del Lazio che ancora ha un disavanzo annuale di circa 550 milioni di euro.
“Un contenimento della spesa – ha affermato Mancuso – che si è avuto grazie anche alla determinazione dei direttori generali delle Aziende che hanno adottato sia provvedimenti relativi al Dprg sia provvedimenti autonomi che hanno inciso notevolmente sulla spesa. E quindi va dato merito al presidente Scopelliti per aver individuato una strada che sta, sotto il profilo economico-finanziario, producendo dei risultati”.
Nel corso dell’incontro romano è stato evidenziato che questa azione portata avanti comunque non è sufficiente per erogare servizi di qualità. “Anche i Livelli essenziali di assistenza – ha spiegato il dg Mancuso – sono a rischio perché il blocco completo del turnover e le incapacità di individuare quali sono i servizi assistenziali su cui bisogna rapidamente intervenire stanno mettendo a rischio il sistema assistenziale della nostra Regione. Per questo il ministro Lorenzin si è preoccupato di questa vicenda e nelle prossime settimane si occuperà della situazione calabrese, per cercare di capire quali sono gli impedimenti e quali le soluzioni per evitare che i servizi assistenziali vengano ridimensionati. Il colloquio col ministro – ha aggiunto Mancuso – è stato cordiale e anche lungo e si è concluso con un invito a un nuovo appuntamento che verosibilmente si svolgerà a fine giugno”.
Nel corso dell’incontro il ministro Lorenzin ha parlato anche del territorio, in particolare ha evidenziato come “il territorio deve essere implementato perché il sistema sanitario è sbilanciato verso gli ospedali, mentre invece bisogna avere grande attenzione ai servizi territorio e alle persone fragili, cioè anziani, disabili e persone in difficoltà. Dove è già avvenuto questo passaggio dall’ospedale al territorio si è registrata una riduzione verticale della spesa e una maggiore qualità dell’assistenza percepita dai cittadini. Sarà di centrale importanza in questo senso il ruolo dei medici di medicina generale e la costruzione di hub territoriali che diano assistenza alla cittadinanza, lasciando agli ospedali la sola gestione delle urgenze, implementando al contempo le eccellenze”.
Infine, si è parlato anche di telemedicina. “L’innovazione digitale in sanità – è stato ribadito nel corso dell’incontro – può garantire un risparmio pari a 7 miliardi di euro, per questo è necessario sviluppare un linguaggio uniforme che permetta di sfruttare a pieno vettori come la telemedicina, la ricetta elettronica e l’assistenza domiciliare. Investire sull’innovazione digitale garantisce oltre a un abbassamento dei costi, anche un netto miglioramento della qualità della vita dei pazienti, umanità e tecnologia possono infatti procedere di pari passo e innescare un circolo virtuoso per tutta la comunità. E’ per questo che il nuovo Patto per la salute dovrà passare attraverso le nuove tecnologie”. In quest’ottica, uno strumento su cui puntare con decisione è rappresentato “dal fascicolo sanitario elettronico che favorisce un sistema di informazione in tempo reale e consente un miglior monitoraggio dell’appropriatezza delle prestazioni”.
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