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Ancora un episodio di buona sanità all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme. Una donna è stata infatti salvata da morte certa grazie alla professionalità dell’equipe dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme diretta dalla dottoressa Anna Maria Mancini.
Come ha raccontato il marito della donna, il signor Maurizio Pirrò, 52 di Genova, che ha scritto al direttore generale dell’Asp Dott. Prof. Gerardo Mancuso per ringraziare pubblicamente l’equipe lametina per aver salvato la vita alla moglie, la donna si è risvegliata dal coma farmacologico a seguito di una broncopolmonite.
Il signor Maurizio e la signora Elia erano partiti in aereo da Genova per andare a Montepaone dove abitano i genitori della donna. Dopo l’intero viaggio in aereo trascorso dormendo, la donna ha cominciato ad avere febbre altissima fino a 40 c°, senza riuscire ad alzarsi dal letto. Il signor Pirrò ha così deciso di chiamare la guardia medica e dopo una giornata convulsa il medico di famiglia, sentito il respiro sempre più affannoso, l’uomo ha telefonato al 118 ed un’ambulanza ha trasportato la donna all’ospedale di Soverato.
La situazione si è subito configurata in tutta la sua gravità perché, dopo un accertamento radiografico, è stata diagnosticata una broncopolmonite in medio apicale. Essendo l’ospedale di Soverato sprovvisto di un reparto di rianimazione, il personale del Pronto soccorso si è attivato per trovare un posto alla donna in un altro nosocomio ed è stato individuato quello di Lamezia Terme “sarà la sua salvezza – scrive il signor Pirrò”, dove è giunta in codice rosso, dopo essere stata intubata. “Io mi sono trovato in una situazione di disperazione assoluta – scrive il signor Pirrò nella lettera inviata al direttore generale dell’Asp – avendone chiaramente percepito la gravità, con l’ulteriore problematica di dover gestite la vicenda ad oltre mille chilometri da casa nostra, ove certamente avremmo trovato un’assistenza medica di eccellente livello”.
La donna, con la massima urgenza, è stata trasferita al centro di Anestesia e Rianimazione, diretto dalla Dottoressa Anna Maria Mancini. “La mattina del 31 – racconta Maurizio Pirrò – la dottoressa di turno mi ha informato sulla gravità delle condizioni di mia moglie, in grave pericolo di vita tanto da consigliarmi di far giungere i nostri due figli, che erano rimasti a Genova.
Le speranze di vita di mia moglie erano ridotte al lumicino, era in ventilazione assistita al 100%, in sepsi, con i polmoni pieni di muco, i globuli bianchi a livelli minimi: avevo perso le speranze, non mi rimaneva altro che appellarmi alla fede di cristiano e pregare. Ma da questo momento comincia quello che può essere definito un miracolo. Gli sforzi dei sanitari sono encomiabili, gli esami e gli interventi sono puntuali. Gli antibiotici sono mirati e, dopo 3 operazioni di filtraggio del sangue, mia moglie migliora lievemente fino ad arrivare al risveglio dal corna farmacologico”.
“Il miracolo di cui parlo – ha evidenziato Pirrò – è frutto della professionalità dell’intera equipe medica e degli operatori dell’ospedale di Lamezia Terme che hanno assistito mia moglie, persone che uniscono alle spiccate doti professionali, quelle umane, che consentono di rivolgere ai familiari dei pazienti sempre le giuste parole di conforto ed incoraggiamento, di fornire loro tutte quelle spiegazioni necessarie ad alimentare la speranza, attraverso un linguaggio semplice e diretto che il personale medico è stato in grado di dare sempre con grande vicinanza e partecipazione, mai con quella routine e distacco che spesso constatiamo”.
“Questa missiva – ha aggiunto il marito della donna – vuole esprimere la mia grande riconoscenza agli operatori dell’ospedale di Lamezia Terme per aver salvato mia moglie, curata in uno di quei presidi che spesso assurgono agli onori della cronaca per episodi negativi, spesso ingigantiti attraverso campagne mediatiche non sempre rispondenti all’esatto svolgersi dei fatti. Il mio vuole essere un messaggio opposto, di lode a quei medici ed infermieri di frontiera che agiscono in realtà difficili, ma che sentono la professione come un tempo, attraverso un impegno esemplare, una professionalità spiccata, una partecipazione piena e coinvolta alle sorti degli ammalati ed ai loro famigliari. E’ quello che ho visto in oltre un mese di ospedale, che sento di evidenziare con la stessa puntualità con cui è giusto porre l’attenzione sui tanto famigerati errori della sanità; quello che ho vissuto è un esempio di Calabria che funziona, di sanità calabrese che risponde alle esigenze della gente, di medici ed infermieri che svolgono in modo impeccabile il proprio dovere, la propria missione”.
“Voglio inoltre estendere il mio ringraziamento – ha concluso Maurizio Pirrò – ai componenti del reparto di Broncopneumologia del Dott. Massimo Calderazzo che hanno preso in cura mia moglie una volta superata la fase critica e che con altrettanta professionalità l’hanno condotta verso la piena guarigione. Un grazie a tutti”.
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