Armonied’ArteFestival, omaggio a Dante

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È stato un canto all’amore doloroso e carnale gridato alla luna chiamata a vestire le pietre rosse della chiesa normanna. “Più dura che Petra”, ultimo spettacolo previsto dal cartellone di questa XV edizione di Armonied’ArteFestival, non è stato solo un omaggio al sommo Dante in occasione delle celebrazioni per i 750 anni dalla nascita.

David Riondino e LaReverdie Ensemble hanno regalato «un’emozione di identità radicata, fatta di una lunga storia che riaffiora magicamente all’interno di una chiesa che nello stesso ci evoca immagini e ci concilia con il silenzio», come ha dichiarato il direttore artistico del festival Chiara Giordano nel corso della sua consueta introduzione allo spettacolo. Le cupe atmosfere amorose del trovatore Arnaut Daniel, la poesia raffinata e gli artifici metrico-ritmici sono stati gli ingredienti di una serata intima e suggestiva, delicata e affascinante. Un viaggio nel lato oscuro, meno indagato e sicuramente meno popolare, della lirica musicale amorosa due e trecentesca .

“E tanto è la stagion forte ed acerba, c’ha morti li fioretti per le piagge, li quai non poten tollerar la brina: e la crudel spina però Amor di cor non la mi tragge” recitano Le Rime Petrose dantesche in un inverno di sentimenti, con una ricerca di parole e metrica fatta in modo si direbbe espressionistico tradotto in musica da Gilles Binchois nella sua “Triste Plaisir” e finemente riproposta da Claudia Caffagni, voce, liuto, Livia Caffagni, voce, viella, flauti, Elisabetta de Mircovich, voce, ribeca, Sara Mancuso, arpa e Matteo Zenatti, voce e tamburello insieme alle composizioni dei più celebri musicisti dell’ars nova italiana e francese – da Guillaume de Machaut a Jacob Senleches, da Francesco Landini a Jacopo da Bologna. Brani di ardita sottigliezza, con passaggi vocalmente virtuosistici in un’esecuzione, quella dell’Ensamble La Reverdie, di equilibrio perfetto tra le voci, stilisticamente perfetta e sorprendente, di rara eleganza nella compostezza del fraseggio, dell’interazione strumentale, persino nella gestualità.

Riondino , più colloquiale e “terreno “ per come d’altronde la sensualità aspra dei testi danteschi richiedeva, e i cinque musicisti hanno dato vita ad uno spettacolo d’altri tempi, perché “la poesia – come ha evidenziato ancora in premessa la Giordano – ha un potere straordinario, il potere di restituire dignità alta consentendo all’individuo di sentirsi straordinario”.

Perfetta inoltre è stata la scelta di proporre lo spettacolo all’interno della Chiesa Normanna, mai utilizzata finora nelle precedenti edizioni del Festival e infatti coeva alla parte musicale eseguita e al nucleo trovadorico dei testi, cosicché tutte le componenti hanno esaltato il possibile immaginario, quasi surreale, salto indietro nel tempo.

E a commiato della parte spettacolistica del Festival 2015 il direttore artistico conclude “Così , dopo un percorso nei diversi linguaggi artistici, da quelli più colti a quelli più popolari, Armonied’Arte conferma la propria vocazione verso repertori di particolare ricerca, alla creatività che possa incuriosire e arricchire il bagaglio individuale oltre le emozioni da intrattenimento, e con un occhio sempre attento alla valorizzazione del Parco Scolacium ancora una volta foriero di suggestioni memorabili”. A fine serata il nutrito pubblico attento ha applaudito convinto.

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