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«Disoccupazione, lavoro nero, illegalità di molti rapporti di lavoro autonomo: sono questi i problemi di maggior rilievo per i giovani di cui non si parla mai abbastanza e che invece dovrebbero rappresentare una delle priorità di intervento per una città che vuole proiettarsi al futuro tenendo a cuore le sorti dei propri figli».
Ad affermarlo è Antonio Argirò, assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro e candidato a sindaco per “Autonomia e diritti” e “Api”, che individua nella piaga della precarietà una delle emergenze più preoccupanti che l’amministrazione comunale è chiamata ad affrontare per migliorare le condizioni di vita dei giovani catanzaresi.
Come confermato dagli indici Istat del 2011, il livello di disoccupazione giovanile in Calabria raggiunge la punta del 65%. La forbice che separa il Trentino Alto Adige dalla Calabria è di oltre 24 punti, mentre in Europa la media dei giovani sotto i 25 anni in cerca di occupazione è del 17%. Sempre in Calabria la percentuale di donne prive d’occupazione raggiunge il 41%.
L’Osservatorio Svimez ha stimato che la Calabria è la regione d’Europa con il più alto tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) registrando il tasso record del 26,6%. A farne le spese, in questo contesto, sono, soprattutto, i laureati, che hanno aspettative di lavoro elevate e proporzionate agli studi fatti, i giovani e le donne. Inoltre del mezzo milione di giovani con lavoro autonomo, molti sono di fatto lavoratori dipendenti “camuffati” da lavoratori autonomi, pagati con retribuzioni infime ben al di sotto dei minimi dei contratti nazionali di lavoro.
«A destare preoccupazione sono soprattutto i tanti giovani totalmente inattivi, quasi due milioni, che, finiti gli studi, non hanno lavoro – prosegue Argirò -. Un dato di fatto, dunque, molto preoccupante che deve far riflettere politici, sindacati e categorie sociali affinché tutti insieme si riesca ad affrontare questo fenomeno, promuovendo in piena sinergia una serie di iniziative in modo tale che si possa dare una svolta decisiva sia alla piaga riguardante la dispersione scolastica e sia alla mancanza di lavoro in un terra ricca di storia, cultura, tradizioni secolari e risorse naturali invidiate in tutto il mondo. Per guardare ad un futuro migliore è necessario garantire delle certezze ai molti giovani calabresi che, ancora oggi, lasciano il proprio luogo di nascita per trovare fortuna altrove».
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