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Con Decreto Ministeriale 24 aprile 2013 n. 333 il MIUR ha formalmente assegnato il numero di contratti disponibili per l’ammissione alle Scuole di Specializzazione di area sanitaria, destinati ai laureati in medicina e chirurgia.
Come atteso, le aspettative dei giovani medici catanzaresi vengono per l’ennesima volta stroncate dalla progressiva riduzione dei posti in concorso. Nei fatti tale decreto dispone una sforbiciata, su scala nazionale, di 500 contratti rispetto agli anni passati, cifra corrispondente al 10% del totale (5000 unità). All’Università di Catanzaro spetta il triste primato di pole position nei tagli, ovvero una riduzione di 9 contratti sulle 17 scuole sopravvissute alla mannaia degli accorpamenti che, sommata alla perdita di 11 contratti per le scuole di cui Catanzaro risulta sede federata, porta ad un decremento globale che sfiora il 20%, circa il doppio rispetto al taglio medio nazionale.
A denunciare il fatto è la Segreteria Regionale ANAAO-Assomed, il principale sindacato italiano della dirigenza medica, in un comunicato congiunto del Segretario Regionale Dott. Domenico Saraceno e del Consigliere Nazionale ANAAO Giovani Dott. Francesco Ursini.
L’impoverimento dell’offerta formativa post-lauream conseguente ai tagli ministeriali – affermano Urisni e Saraceno – rappresenta un grave pericolo per la nostra Regione, comportando l’impossibilità per molti giovani laureati calabresi di proseguire la propria carriera con il percorso di specializzazione (requisito indispensabile per l’accesso ai ruoli del Sistema Sanitario Nazionale) e la susseguente necessità di emigrare verso realtà più attraenti, che troppo spesso coincidono con altri paesi europei.
In aggiunta, considerato che la normativa vigente prevede l’accorpamento delle scuole di specializzazione con un numero di contratti inferiore a 3, allo stato attuale ben 5 prestigiose scuole di specializzazione catanzaresi (Igiene e medicina preventiva, Malattie dell’apparato respiratorio, Medicina fisica e riabilitativa, Oftalmologia, Oncologia) rischiano di perdere la loro autonomia in favore di altri atenei capofila.
Dal Decreto Ministeriale emerge un’altra grave criticità ovvero l’assoluta non rispondenza del numero di contratti assegnati con le potenzialità occupazionali del territorio e la capacità formativa delle singole scuole. A titolo di esempio, alla scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare diretta dal Prof. Ciro Indolfi, fiore all’occhiello della sanità calabrese per numero e qualità delle prestazioni, viene assegnato un numero di contratti inferiore rispetto alla scuola di specializzazione in Pediatria, priva di un proprio reparto di degenza e quindi capace di erogare soltanto prestazioni in regime ambulatoriale e di Day-Hospital. O ancora, alla scuola di specializzazione in Radiodiagnostica (specialità con importanti sbocchi occupazionali, specie nel privato) vengono assegnati lo stesso numero di contratti della scuola di specializzazione in Radioterapia, in un momento in cui l’assistenza al malato oncologico calabrese viene minata dall’interminabile vicenda della Fondazione Tommaso Campanella. In definitiva, l’allocazione e la distribuzione dei contratti appare completamente decontestualizzata rispetto all’offerta occupazionale, dimostrando ancora una volta come l’erogazione delle risorse venga espletata in quanto semplice formalità burocratica piuttosto che come momento di attenta programmazione sanitaria.
Ci auguriamo – concludono Ursini e Saraceno – che la Regione Calabria prenda atto immediatamente della gravità della situazione ed intervenga a tutela dell’Università di Catanzaro integrando con contratti aggiuntivi regionali l’offerta ministeriale, specie per quanto concerne le scuole di specializzazione a rischio chiusura. Ricordiamo che la facoltà di Medicina e Chirurgia di Catanzaro è un bene di tutta la Regione e come tale dovrebbe essere difeso aldilà dei campanilismi territoriali. Chiediamo inoltre che la Regione intervenga predisponendo un processo di razionalizzazione dell’attribuzione dei contratti che risponda alle esigenze del territorio attraverso l’istituzione di un tavolo tecnico con i sindacati e le associazioni di categoria.
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