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Un progetto culturale di estrema attualità quello di “ANIME SALVE”, il racconto fotografico che ha documentato gli sbarchi avvenuti negli ultimi anni a Roccella Jonica, pronto ad essere esposto a Montepaone Lido dal 21 Novembre al 3 Dicembre.
Un viaggio nel viaggio realizzato da Elio Carrozza e Luca Daniele che, a quattro mani, firmano un progetto capace di dar voce a chi, fuggendo dall’orrore, raggiunge un porto sicuro.
Uomini donne e bambini, spiriti solitari uniti dal coraggio di chi non può permettersi di guardare indietro: sono loro i protagonisti di un racconto in cui i due fotografi si svincolano dal senso comune che spinge a considerarli come profughi, immigrati clandestini, extracomunitari, per soffermarsi sulla loro più intima identità fatta di forza e debolezza, orrore e felicità.
“È un racconto che punta tutto sulla semplicità- spiega Elio Carrozza– non volevamo cercare effetti sensazionali e le foto sono state scattate in presa diretta. Ciò che si narra è la realtà di un’esperienza in cui abbiamo voluto colmare il vuoto di informazione che condiziona l’opinione pubblica. Non abbiamo scelto di seguire una visione buonista o al contrario troppo cruda limitandoci a cogliere la semplicità dei gesti di chi, arrivato in un nuovo Stato, si prepara a cambiare vita. Senza supponenza abbiamo allontanato gli atteggiamenti eccessivi che spesso caratterizzano il racconto giornalistico e, paradossalmente, abbiamo creato stupore nell’osservatore che, guardando le nostre foto, si è messo in ascolto di una storia che affronta un tema più complesso di quello che facili definizioni spesso riassumono. Le persone che fotografavamo non ci hanno mai percepito come qualcosa di estraneo perché io e Luca abbiamo lavorato nel ruolo di volontari della protezione civile scattando dopo aver offerto il nostro aiuto nelle operazioni di trasbordo dalle barche alla terra ferma e dopo aver dato l’assistenza necessaria a chi aveva affrontato un lungo viaggio sfidando la morte. Nei momenti di pausa si scattava. Non abbiamo però mai “rubato” la foto, gli immigrati erano consapevoli della nostra presenza e ci riconoscevano come persone che avevano l’intento di aiutarli. In principio non avevamo l’idea di cosa volessimo creare, volevamo semplicemente dare testimonianza di una realtà e lo abbiamo fatto con il linguaggio a noi più vicino, quello della fotografia. Il progetto di “Anime Salve” si è sviluppato in una fase successiva quando ci siamo resi conto che era necessario andare avanti, e fare qualcosa di più. Arriveranno ancora molti immigrati sui nostri territori ed è importante capire chi sono queste persone, che spesso fuggono da quell’orrore di cui abbiamo paura anche noi. Dinanzi le diverse visioni che si possono avere sul tema, l’alternativa non può essere la chiusura”.
E dalla voglia di restituire al popolo che viene dal mare ciò che la vita ha negato, ha preso forma nel 2015 nell’associazione culturale IOVEL, il sodalizio senza scopo di lucro fondato nel 2015 da Elio Carrozza, Luca Daniele, Giovanni Torre e Edmondo Di Loreto, sorto per supportare concretamente ed economicamente i progetti nati e sviluppati attorno agli sbarchi dei migranti nella zona di Roccella Ionica.
“Anime Salve” è il primo dei progetti supportato dall’associazione, che anticipa la volontà di realizzare un trittico di volumi fotografici a supporto di un ciclo di esposizioni fotografiche sparse in Italia e all’estero. Una trilogia che divide le sue aree tematiche partendo dalla narrazione degli sbarchi che da 7 anni avvengono a Roccella Jonica e nelle zone limitrofe, per poi proseguire con la narrazione delle realtà dei campi profughi prossimi alle zone di guerra e concentrarsi nel terzo volume sulla nuova vita dei profughi transitati da Roccella e domiciliati nelle diverse nazioni europee.
“Inizialmente volevamo documentare – spiega Luca Daniele– ma nell’addentrarci nelle storie che raccontavamo si è aperto un mondo e volevamo capire cosa ci fosse dopo. C’è un Islam moderato che vuole dire la sua, che fugge dallo stesso terrore che sta creando oggi i problemi in Europa. Diventa difficile stabilire chi è buono o cattivo,non ci proviamo e nemmeno abbiamo gli strumenti per farlo. Vogliamo costruire un filo rosso tra le persone che sono passate dai nostri territori e che hanno riiniziato a vivere altrove chiedendoci di rendere sacro il pezzo di cemento su cui hanno poggiato il piede toccando quella terra ferma considerata la loro “salvezza”. Di qui il titolo del nostro lavoro “Anime Salve” che vuole aprire un dialogo sui temi che bisogna più profondamente indagare senza cadere in facili strumentalizzazioni. Ci sono persone lontane che ringraziano le persone e gli Stati che li hanno aiutati a ricominciare ci sono tante verità all’interno della Verità più grande. La soluzione dei contrasti passa dalla conoscenza e dal dialogo”.
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