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Il tema di quest’anno della sesta edizione della Fiera del libro calabrese è “i volti della speranza”, tra questi sicuramente è da annoverare mons. GianCarlo Maria Bregantini, già vescovo di Locri-Gerace, uno dei protagonisti della primavera locrese. Ora il lavoro pastorale e sociale del prelato venuto dal Nord è racchiuso in un saggio, scritto dal prof. Mario Casaburi, che verrà presentato a Lamezia Terme nei locali del Centro pastorale in via Leonardo da Vinci, 2 – mercoledì 30 ottobre 2013 alle ore 18.
L’organizzatore della manifestazione, l’Associazione Sinergie culturali di Lamezia Terme, ha voluto che a presentare il volume GianCarlo Maria Bregantini: una luce nel giardino della Locride, oltre all’editore di Progetto 2000, Demetrio Guzzardi, edall’autore del saggio Mario Casaburi, intervenissero don Ennio Stamile, parroco a Cetraro, il magistrato Biagio Politano ed il vaticanista di Repubblica.it, Andrea Gualtieri.
Come scrive nella presentazione del volume l’arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace mons. Antonio Cantisani: «Nella testimonianza di mons. Bregantini possiamo trovare un forte stimolo – in termini di idee e di determinazione – per un salto di qualità nell’impegno per una Calabria nuova».
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Diventato vescovo di Locri, ha messo in campo la voce ufficiale della chiesa contro la ‘ndrangheta, una dichiarazione di guerra alla malacarne, una lotta tenuta alta finché è stato presente, poi s’è svigorita. Solo i giovani si sono organizzati sotto più sigle, muovendosi con modalità spontaneistiche talune manipolate da furbi personaggi. Qualcuno ha preso la scorciatoia della facile visibilità mediatica. da specialista dell’antimafia.
In un simile contesto culturale, il vescovo di Locri ha portato la chiesa a prendersi il ruolo da protagonista , di soggetto pubblico che si assume la decisione di rompere quel vergognoso, incomprensibile, dannoso silenzio secolare; ha invitato la popolazione a reagire unita contro lo strapotere delle cosche mafiose, affermando il chiaro concetto che “ sulla ‘ndragheta diciamo noi la nostra “
Purtroppo poi si è scritto più che agito, parlato più che organizzato, fatto rete sui siti internet più che nella realtà, promosso marce-spettacolo più che progressi della società. Un’antimafia virtuale fa male alla Calabria. Non è ancora tempo di tirare le somme, ma di certo l’aver spostato quel vescovo altrove è stato come raffreddare il ferro caldo della lotta alla ‘ndrangheta, come dover ripartire di nuovo.