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Laddove c’è ingiustizia, c’è una ragione per lottare.
Stiamo parlando delle teste dei meridionali decapitati durante la campagna di unificazione d’Italia, giudicati (briganti) dai piemontesi. Ebbene esse (a distanza di quasi due secoli) sono ancora esposte come trofei al Museo di Antropologia criminale Cesare Lombroso, di Torino. Avete capito bene! E ora noi meridionali, quasi avendo esaurito la pazienza, chiediamo “a gran voce” che venga concessa degna sepoltura a quelle povere teste. Certo non avanziamo la pretesa che vengano restituite ai loro corpi, anche perché sarebbe impossibile trovarli. Chiediamo solo e semplicemente che si provveda al più presto a dare sepoltura alle stesse. Chiediamo che si ponga fine a questo assurdo scempio, a questo oltraggio alla moralità umana. Perché qualunque cosa essi abbiano fatto, qualunque siano le loro colpe (e su tali addebiti esistono moltissimi dubbi) hanno pagato in maniera più perentoria delle pene che i dannati sono (secondo teoria cristiana) costretti a subire in purgatorio.
È giusto ricordare come nel febbraio del 1861 l’ambasciatore borbonico presso il governo inglese, denunciava (con le seguenti parole) le barbarie che i piemontesi esercitavano contro i fedeli al Regno delle due Sicilie, oppositori dell’Unità d’Italia:
“Le popolazioni delle Due Sicilie devono veramente rallegrarsi del nuovo regime al quale vogliono sottometterle contro le loro tradizioni ed i loro interessi? Non si fucilano sommariamente numerosi sudditi fedeli al loro re col pretesto che sono dei briganti? Non ci si affanna ad imprigionare a centinaia gli individui che si pronunziano in una maniera qualsiasi contro l’annessione o in favore del loro sovrano legittimo?”
Ora noi non stiamo a discutere sul fatto che forse (e dico forse) l’unificazione d’Italia abbia aperto per il Sud una voragine ancora oggi attiva “La Questione Meridionale” perché anche noi meridionali ci sentiamo figli di questa Nostra Grande Nazione. Una Nazione dove (oggi) il principio è alla base delle leggi che regolano la vita dei cittadini. La patria di Leonardo, di Michelangelo, di San Francesco, di Enrico Fermi, di Padre Pio è senza dubbio una Nazione di grande senso civico, con quei valori morali atti a dare l’esempio a quei popoli che sono meno fortunati di noi. Ma, finché quelle teste faranno da attrazione turistica alle vetrine di quel museo, tutto ciò ricade nello scempio e nel delirio di una delle più grandi delle contraddizioni umane: l’ipocrisia.
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