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di Angelo Idà
La tarantella calabrese è il ballo tipico del sud Italia, in particolare della nostra amata Regione.
Si tramanda che il suo nome derivi da “taranta”, termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la tarantola e che la tradizione di questo ballo affidava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali: malinconia, convulsioni, agitazione, dolore fisico ecc…
In Calabria il ballo tradizionale inizia a perdere la sua funzionalità sociale già nel ‘900, persistendo solo in alcune aree, per esempio, per quanto riguarda l’Aspromonte nella Valle di Sant’Agata, intorno a Cardeto e in altre zone in provincia di Reggio soprattutto sul versante jonico, dove la danza in pubblico resiste in occasione di festività religiose.
La danza della tarantella viene accompagnata da alcuni strumenti caratteristici della tradizione calabrese che sono la zampogna, sostituita in seguito dall’organetto, il tamburello e in alcune zone si usavano la pipita o ‘u frischiottu.
Il ballo si svolge in sei fasi: nella prima fase i musicisti iniziano a suonare e si compone la “rota”, il maestro di ballo si pone al centro;
– nella seconda fase il maestro di ballo saluta i suonatori e accenna i primi passi della danza all’interno del cerchio;
– nella terza fase il maestro sceglie la prima persona della rota che ballerà con lui;
– nella quarta fase sceglie un’altra persona da far ballare con la precedente;
– nella quinta fase il maestro grida “Fora u primu” (fuori il primo) dove il primo ballerino scelto tornerà nella rota e “u mastru i ballu” ballerà con il secondo ballerino;
– nell’ultima fase il maestro di ballo sceglierà il terzo ballerino da far ballare con il secondo e così via.
Per tutti gli amanti di questa danza tipica ogni anno vengono organizzati Festival o eventi nell’area grecanica come ad esempio il Paleariza, il Kaulonia Tarantella Festival e tante altre feste in piazza.
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