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L’assessore all’agricoltura Michele Trematerra ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Leggo che il prof. D’Attorre ha condiviso l’atteggiamento del gruppo consiliare del suo partito sull’abbandono dell’Aula, quando s’è discusso della riforma di Afor ed Arssa. Riforma che, ricordo a me stesso anzitutto, non è fatta di due cartelline scritte a mano e sconosciute ai più, ma consta di due ben articolati progetti di legge, elaborati dal mio Dipartimento ed approvati dalla Giunta regionale e dalla Commissione competente e messe a disposizione, abbondantemente, di tutti. Nessuno escluso, con il fine di avere contributi e controproposte, che non fossero, come purtroppo è stato, soltanto dinieghi e rinvii mai motivati e sempre generici. Francamente, proprio alla luce di quanto accaduto, dinanzi ad una riforma ben congegnata, che ha sempre dato assicurazioni sia sulla protezione dei livelli occupazionali che sul futuro dell’Ente in questa complessa congiuntura, l’opinione di D’Attorre mi lascia basito. Ma come si può essere riformisti a tutto tondo a parole e poi, nei fatti, sfuggire al confronto, quando una riforma in senso ‘montiano’, moderna e compatibile con i tempi che viviamo è bella e pronta e non chiede altro che di essere emendata da ragionevoli innesti ed approvata? Oppure secondo D’Attorre le logiche montiane di ristrutturazione del paese in Calabria non possono e non debbono avere cittadinanza? Così come resto di stucco nel leggere le reazioni di molti esponenti dell’opposizione e dello stesso sindacato rispetto ai drammatici dati proposti dal Rapporto Svimez sul Mezzogiorno; perché, delle due l’una: o si vuole persistere, nonostante tutto e tutti, nonostante la spending review, il buco di 150 milioni di euro dell’Afor ed il rischio fallimento, la crisi occupazionale e la fuga dei nostri migliori giovani, il crollo di tante iniziative imprenditoriali, andando avanti nel classico linguaggio politichese, che mostra sdegno ogni qual volta c’è un allarme per poi, però, continuare a non fare nulla per modificare la realtà, oppure c’è qualcosa che mi sfugge. E mi piacerebbe che il commissario del Pd, aldilà dei tatticismi pure comprensibili, mi aiutasse a capire. Mi è sfuggita, forse, una riforma di Afor ed Arssa, commissariate dal 2007 (quando il Pd era l’asse principale della Giunta Loiero) presentata dal Pd calabrese ed elaborata con grande attenzione magari assieme alla Cgil e ad esperti di chiara fama, per tamponare, specificamente, le falle dell’Afor e ridarle un progetto serio per metterla in sicurezza, visti i venti di austerità che spirano in Europa? Una riforma a cui io non avrei prestato alcuna attenzione nel procedere lungo il percorso di aggiustamento delle criticità del settore e di nuova architettura giuridica per l’Afor, che è additata, lo ricordo a me stesso anzitutto, dalla stampa nazionale come il male dei mali della Calabria? Non mi pare ed infatti non è così. Da parte mia, carta canta! E da parte della Giunta regionale, l’apertura al confronto è stata a 360 gradi. Nessuna pregiudiziale e nessuna preclusione. Da parte del Pd, invece, soltanto richieste di rinvii e infine l’abbandono dell’Aula. L’altra spiegazione, non essendomi mai distratto neanche per un istante, è che anche stavolta, in questa nostra sfortunata Calabria, è prevalso, e vedo che purtroppo anche il prof D’Attorre lo interpreta brillantemente, il tatticismo esasperato ed inconcludente. Un tatticismo parolaio e per nulla pratico che, se non fermato al più presto, assieme allo sdegno solo a parole ogni qual volta ci troviamo dinanzi alla presa d’atto dello sfacelo economico e sociale che avanza, ci riserva solo il peggio. Io sono del parere che il Pd abbia perso l’occasione, e non capisco perché, di dare una riforma, assieme alle altre forze politiche, a settori strategici per lo sviluppo della Calabria. Ha preferito soggiacere a tesi parolaie (come quella, per esempio, di chi blatera che è stata fermata la controriforma ai danni dei lavoratori il cui intento è la speculazione elettoralistica), conservatrici e vuote di contenuti, di quelle, per intenderci, che per sopravvivere hanno bisogno di crearsi un nemico arrogante e un avversario irriducibile dei diritti dei lavoratori, liquidando una buona riforma senza neppure discuterla in Aula. E senza neanche preoccuparsi di cosa potrà accadere da oggi in avanti”.
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