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Presidente del Consiglio, Membri della Giunta, colleghi consiglieri, autorità religiose, civili e militari, calabresi tutti, questa giornata in cui si celebra il 150^ anniversario dell’Unità d’Italia è un vero e proprio punto di partenza per una nuova stagione che vede, oggi come 150 anni fa, la nostra Calabria tra i territori protagonisti del panorama italiano.
Storicamente il processo che ha portato all’unificazione è stato lento e molto travagliato e ha fatto scorrere molto, molto sangue. Sono tantissimi i calabresi che hanno dato la propria vita per uno Stato unito e indipendente. Quando Garibaldi sbarcò a Melito di Porto Salvo, nel 1860, trovò un popolo fortemente motivato, che credeva nella sua battaglia per conquistare il Regno di Napoli e proprio qui, a Reggio Calabria, sconfisse i borbonici nonostante essi fossero dotati di un esercito numericamente molto superiore.
Condizioni che si riproposero puntualmente durante la marcia verso Napoli, durante la quale trovò tantissimi patrioti pronti ad unirsi a lui. Emblematiche le battaglie di Soveria Mannelli e Lungro, episodi in cui i calabresi diedero una gloriosa prova del coraggio di cui sono dotati, per tradizione. Non a caso tra le regioni della penisola, la Calabria può vantare il maggior numero di volontari “prestati” all’impresa di Giuseppe Garibaldi. E non a caso piange tantissimi uomini valorosi, caduti in nome dell’Unità d’Italia secondo il principio di Quinto Orazio Flacco che recita Dulce et decorum est pro patria mori (è dolce e bello morire per la patria). E rattrista il fatto che l’estremo sacrificio di questi fieri patrioti non sempre venga adeguatamente onorato e omaggiato.
Uomini dello Stato, capitani d’industria, giuristi, scrittori, ricercatori, artisti, imprenditori, medici, professori e, con un termine desueto, anche eroi. Per come si può essere eroi oggi, cioè facendo per bene il proprio dovere di donne e di uomini. Non rivendichiamo alcun privilegio ma e’ proprio la Calabria ad avere dato il nome all’Italia. Infatti con il nome con il quale e’ conosciuto il Belpaese, anticamente veniva indicata la nostra antica regione, culla della Magna Grecia.
Anche nel processo di creazione della nostra Nazione, quindi, la Calabria ha avuto un ruolo fondamentale in favore dell’Italia che fosse una, unita e indipendente. Una storia che si ripete: anche oggi, a distanza di 150 anni, nella stagione del Federalismo, il fuoco che arde nel cuore dei calabresi ne alimenta i cuori e la passione per ribadire il messaggio che rilanciamo da quest’Aula: l’Italia deve essere una, unita, coesa.
Oggi ho l’onore di parlare in rappresentanza del Presidente Scopelliti e della Giunta Regionale e non dimentico mai che, prima di ogni cosa, noi tutti siamo italiani, siamo tutti italiani! E non solo la Calabria, ma tutto il Mezzogiorno è Italia, Italia vera.
Siamo quegli italiani che lavorano quotidianamente per migliorare il territorio, per assicurare un futuro ai figli, per dare dignità a una Calabria sempre più baricentrica nell’Europa che guarda al Mediterraneo.
Una Calabria dinamica, che vuole mostrarsi all’Italia per la sua capacità di valorizzare al meglio la propria storia e le proprie tradizioni, armonizzandole con il progresso e la modernità. Una Calabria che non ha paura del Federalismo ma che, al contrario, lo vede come una sfida necessaria per ottenere un salto di qualità definitivo, nell’ottica di uno sviluppo integrato che sia ad una velocità maggiore rispetto agli altri territori, proprio al fine di colmare quelle lacune che, con il passare dei decenni, per certi versi si sono acuite. Devo dire che proviamo profondo dispiacere quando sentiamo che qualcuno storce il naso sentendo parlare dell’Italia unita. Proviamo profondo dispiacere, sia chiaro, per loro e non certo per noi. Per loro, che pèrdono una grande occasione per capire quanto siano fortunati a far parte di questa splendida Nazione.
Molto probabilmente è proprio colpa di questa visione miope che, anche quando sembra molto vicino, quel salto di qualità da tutti auspicato viene puntualmente mancato. La storia ci insegna che sono principalmente le classi dirigenti a determinare le sorti dei popoli, anche se servono necessariamente determinate condizioni. I vari Garibaldi, Mazzini, Cavour e Vittorio Emanuele II sono stati soggetti fondamentali per portare a compimento il processo di unificazione dei territori, ma non bisogna mai dimenticare che senza il consenso degli italiani probabilmente oggi parleremmo di altro.
E’ dal principio appena esposto, ovviamente attualizzato e con le dovute proporzioni, che si muove la nostra. Siamo per il cambiamento, per le scelte coraggiose, spesso difficili ma sempre nel solo interesse dei calabresi. Questo momento storico è importantissimo e gli echi si protrarranno per decenni: il ruolo della Regione è fondamentale, nell’ottica di un Federalismo che, se ben interpretato, potrà unire ancora di più i territori, valorizzandone le risorse e le diversità in virtù di un’autonomia comunque mai avulsa dai princìpi di solidarietà.
Troppo spesso il Federalismo viene inteso come uno spauracchio, un male da cui correre ai ripari. Io voglio ricordare a questi illustri presenti e a tutti i cittadini calabresi ,che tanti autorevoli esponenti si sono espressi favorevolmente: basti pensare che anche il Primo Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, il grande statista Alcide De Gasperi, non ha mai fatto mistero di avere idee federaliste. Noi siamo convinti che la Calabria si farà trovare pronta per affrontare questa sfida, che rappresenta un viatico imprescindibile per lo sviluppo definitivo economico e sociale del territorio.
Ne siamo convinti perché conosciamo le potenzialità del nostro territorio, che si è saputo rialzare nonostante le guerre, i terremoti, le devastazioni, scrollandosi via di dosso la cenere, leccandosi le ferite ma ricominciando a camminare sempre con estrema dignità e determinazione. Ne siamo convinti soprattutto perché è questo il messaggio che ci viene trasmesso dai calabresi, che appoggiano la nostra linea politica e ci incoraggiano ad andare avanti. E’ la nuova cultura regionalistica per cui ci battiamo, per eliminare i campanilismi e quel provincialismo che Ezra Pound ha definito “peggiore dell’ignoranza.” Il nostro impegno da una parte spinge per rimuovere gli ostacoli alla crescita generale e, dall’altro, per programmare e mettere in atto le azioni per il futuro. Saremo più forti della mancanza di lavoro, del disagio giovanile, delle carenze nei vari settori e, soprattutto, della criminalità organizzata, il male assoluto, che non ci stancheremo di ripetere di voler combattere senza se e senza ma.
La lotta alla ‘ndrangheta costituisce per noi una priorità perché vogliamo liberare il territorio calabrese da questo condizionamento che limita il vivere quotidiano dei nostri concittadini. In questa nostra azione siamo sempre più incentivati dagli eccellenti risultati che la magistratura e le forze dell’ordine hanno fatto registrare in quest’ultimo periodo e cui va il nostro più sincero ringraziamento.
Questi risultati ci spingono a pensare che l’annientamento della ‘ndrangheta non è impossibile se tutti insieme facciamo fronte comune e, nel rispetto dei ruoli, assumiamo atteggiamenti e comportamenti trasparenti per l’affermazione della legalità.
In questo mio intervento conclusivo voglio ribadire che la Calabria deve essere unita oggi più che mai, perché siamo noi gli artefici del nostro destino, noi calabresi, abituati a non ricevere mai regali da nessuno e, anzi, a dover conquistare sul campo, con immensi sforzi, ogni risultato, dal più semplice al più complesso. Proprio come i patrioti che con fierezza hanno combattuto e si sono sacrificati per permetterci di celebrare questa giornata di festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
E’ a loro che va il nostro ringraziamento, sempre, oggi più di ieri, perché la libertà conquistata in nome dell’unità costituisce la strada maestra per riaffermare quei valori e quei principi che hanno indotto gli italiani a combattere sotto un’unica bandiera tricolore.
Ed è a loro che ci ispiriamo nel portare avanti le azioni in favore dei calabresi. Siamo abituati alla chiarezza e non ci piace nasconderci: le difficoltà sono notevoli, enormi. Allo stesso modo, non rientra nella nostra cultura il piangerci addosso perché abbiamo le carte in regola per spiccare il volo e intendiamo sfruttarle. Sono i calabresi i primi a volerlo, perché c’è un’Europa che guarda sempre più verso sud, sempre più verso il Mediterraneo, culla di tutte le più antiche civiltà e centro dell’internazionalizzazione moderna.
Sempre più verso una Calabria nuova, la nostra, che viaggia spedita verso il cambiamento e intende affermarsi come fiore all’occhiello di una grande Italia che aneliamo sempre più unita.
Grazie.
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