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L’assessore regionale alle Attività produttive Antonio Caridi – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta – interviene sul problema sollevato, su scala internazionale, dall’articolo apparso sulla rivista inglese “The ecologist” che ripropone, a distanza di due anni e con drammatica attualità, la questione dei lavoratori extracomunitari che ha proiettato Rosarno al centro dell’attenzione dei media di tutto il mondo.
“Si tratta di difendere diritti fondamentali – ha affermato Caridi – che attengono a principi di giustizia economica e sociale, di giusta remunerazione, contro ingiustizie e sfruttamento. Le ingiuste accuse di razzismo a carico di quel territorio, ma anche dell’intera Calabria, oggi vanno riconsiderate alla luce di quanto sta emergendo con chiarezza sempre maggiore e cioè che si tratta di problemi irrisolti in tema di accoglienza, integrazione e competitività del settore agricolo ed agroalimentare.
Autorevoli studi condotti dalle Associazioni di categoria dimostrano inequivocabilmente che la filiera agrumicola sconta una evidente distorsione che penalizza fortemente i produttori, i lavoratori e le aziende di trasformazione per riversare i benefici economici sulle multinazionali delle aranciate, utilizzatori finali dell’intero processo. Ed allora l’impegno comune deve essere orientato verso politiche mirate al rilancio ed alla crescita del comparto agricolo ed agroalimentare, puntando ad assicurare reddito agli agricoltori, alle industrie di prima trasformazione e condizioni migliori da offrire ai lavoratori, in particolare extracomunitari, che per l’economia della Calabria sono una risorsa.
Su questa questione il governo regionale, con il Presidente Scopelliti in testa, ha dimostrato, da subito, il proprio impegno per smentire con forza – ha evidenziato l’assessore Caridi – quanti hanno tentato strumentalmente di accreditare un’immagine distorta della Calabria che invece intende riscattarsi e respingere quelle logiche che non sono confacenti alla stragrande maggioranza dei cittadini di questa Regione, i quali hanno sempre agevolato i percorsi adeguati a far sì che gli immigrati possano pienamente integrarsi nel tessuto socio-economico del territorio.
Ne è dimostrazione l’allestimento del campus di contrada Testa dell’acqua con 20 container e l’erogazione di contributi economici ai Comuni di Rosarno e San Ferdinando per la gestione, per un impegno finanziario superiore ai 200 mila euro. Ma le ragioni di giustizia sociale – ha rimarcato Caridi – non possono essere disgiunte da quelle di natura economica per cui sarebbe necessario intervenire per una modifica alla legge che consente l’utilizzo nelle bevande al gusto di arancia del 12% di succo concentrato, unitamente all’adozione di un regolamento per l’etichettatura obbligatoria sulla provenienza della materia prima. Si porrebbe fine così ad una situazione che permette di affamare produttori agricoli e lavoratori anche perché in un litro di aranciata che viene pagato mediamente ad 1,30 euro ci sono solo 3 cent. di euro di arance.
Secondo le analisi condotte dagli esperti di Coldiretti – ha spiegato l’assessore alle Attività produttive – basterebbe, pagare le arance ai produttori almeno 15 cent. di euro al Kg ed aumentare di alcuni punti percentuali, oltre il 12%, il succo di agrumi nelle bibite per spezzare in trasparenza e legalità la catena di sfruttamento che sottopaga il lavoro ed il suo prodotto mettendo anche fine, con l’etichettatura chiara sull’origine del succo, al furto di valore che nega diritti al lavoratore e reddito alle imprese agricole e di trasformazione.
La Calabria potrebbe così esplicare le sue enormi potenzialità che le consentono di competere, in termini di coltivazione e commercializzazione dei prodotti, con i mercati internazionali, ove colga l’opportunità di fare rete e di puntare sulla qualità e l’innovazione. Si tratta di una sfida – ha evidenziato ancora Caridi – che coinvolge tutti gli attori istituzionali preposti allo sviluppo, chiamati a dare un impulso decisivo al proprio impegno finalizzato a conferire competitività alle imprese e ad affrontare insieme il problema che investe il comparto agricolo della Piana. Sarà più agevole confrontarsi anche con le multinazionali che oggi, invece di riflettere sull’etica dell’impresa, ‘minacciano’ di sciogliere i contratti che soffocano l’economia reale dei nostri territori impedendo una vera crescita”.
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