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Ieri mattina si é celebrata dinnanzi al Tribunale di Reggio Calabria l’udienza del processo “Ramo spezzato”, che vede alla sbarra alcuni elementi di spicco del clan Iamonte di Melito Porto Salvo, con l’accusa di aver diretto e partecipato, a vario titolo, ad un’associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, al trasferimento fraudolento di valori, nonché alla commercializzazione di carni nocive.
Gli arresti erano stati eseguiti grazie all’indagine del Commissariato di Polizia di Condofuri nel febbraio del 2007 a seguito delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Pratticò, su richiesta del sostituto procuratore distrettuale Santi Cutroneo.
Ieri il pm Antonio De Bernardo ha ripercorso nella sua requisitoria tutte le tappe più importanti di questa lunga vicenda giudiziaria.
143 gli anni di reclusione richiesti dall’accusa alle quali si aggiungono due assoluzioni.
Ecco in dettaglio le richieste:
Antonino Iamonte, 20 anni di reclusione e 9 mila euro di multa
Carmelo Iamonte (fratello di Antonino), 16 anni e 3 mila euro di multa
Sergio Borruto, 16 anni e 12 mila euro di multa
Giuseppe Sergi, Pietro Benedetto, Maria Angela Ginesio, Salvatore Spinella, 5 anni ciascuno
Giuseppe Scieuzo, Pietro Rodà e Antonio Filippo Mafrici, 10 anni ciascuno
Francesco Cassano, 12 anni e 10 mila euro di multa
Agata Gurnale, 9 anni e 9 mila euro di multa
Domenico Tomasello, 14 anni e 10 mila euro di multa
Vincenza Tomasello, 4 anni
Vincenzo Cosmano, 2 anni e 2 mesi di reclusione
La richiesta di assoluzione è stata formulata dal pm nei confronti di Giuseppe Guerrera e Pasquale Iamonte.
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