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Lasciamo che a parlare siano i fatti.
Quando in un qualsiasi nosocomio si verificano eventi incresciosi, si alzano i polveroni mediatici e li sotterrano di melma. Viceversa, quando si verificano eventi con un buon esito sanitario, nessuno ne parla.
La troupe di “Ntacalabria” (che ha come principio quello di riportare la verità perfino quando essa non fa notizia) ha avuto la brillante idea di tenere puntato (solo per un po’) l’obiettivo sull’ospedale di Locri, spesso oggetto di pesanti critiche. Conclusione? Vi stupirà sapere che, alla fine, è risultata una struttura degna di considerazione. E, con alcuni accorgimenti, potrebbe addirittura arrivare a rappresentare un eccellente punto di riferimento sanitario per la provincia di Reggio Calabria. Tanto per entrare nel vivo della questione, accade che alcuni giorni fa il personale del pronto soccorso e dei reparti interni si sono resi protagonisti di una serie di eventi che hanno del prodigioso. Prendiamo, prima tra tutti, la disavventura di una donna al settimo mese di gravidanza, che lamentava il distacco totale della placenta e che è arrivata in pronto soccorso nel cuore della notte, in una pozza di sangue. La signora è stata trasferita d’urgenza in sala operatoria dove ad attenderla c’erano la ginecologa Barbara Circosta, l’ostetrica Manuela Sgro’, il primario di pediatria Vittorio Criaco, quello di ginecologia dott. Giuseppe Macrì, anestesisti e paramedici. L’equipe, dopo aver avvisato i famigliari della paziente che la stessa riversava in serio pericolo di vita (non mancando di sottolineare la non trasferibilità in altre strutture) ha deciso di operare. Ora c’è da sapere che, nella eventualità di distacco totale della placenta, 7 casi su 10 conducono alla morte sia del feto che della madre. L’intervento, nonostante le basse possibilità di riuscita, è andato benissimo. E non è un caso isolato, né si tratta di un miracolo, il tutto è da attribuire alla tempestività e, possiamo benissimo dirlo, alla competenza dei medici. Dicevamo che non è stato un caso isolato, in quanto, nei giorni precedenti e anche in quelli successivi, si sono verificati altri episodi analoghi. Uno tra questi l’odissea di un anziano signore affetto da patologie polmonari croniche che, giunto in pronto soccorso con una polmonite bilaterale in stato avanzatissimo e con una saturazione molto al di sotto dei parametri minimi, finisce in sala di rianimazione. Secondo il parere dei medici, l’anziano aveva scarse possibilità di sopravvivenza. Infatti, è rimasto in coma per diversi giorni. Fortunatamente anche in questo caso la bravura e la professionalità dell’equipe medica della sala di rianimazione (guidata dal primario dott. Francesco Sinopoli) ha dato i propri frutti, strappando (con il passar dei giorni) il povero anziano allo stato di coma per poi trasferirlo nel reparto di pneumologia dove è stato restituito alla quotidianità.
Da ciò si evince che l’ospedale di Locri non è, come troppo spesso si è detto, un caso disperato. Non si può dire questo solo a causa di qualche increscioso evento verificabile in qualsiasi altra struttura del mondo. Con ciò non vogliamo dire che siamo al massimo della efficienza, perché, per quanto ci si sforzi, a questo non si arriverà mai. Quello che invece diciamo (e che ci auguriamo di tutto cuore) è che “gli organi regionali di competenza” si rendano conto della impellente necessità di destinare un po’ in più di fondi e attenzione alla struttura. Ciò, naturalmente, al fine di migliorare e di restituire ai cittadini di questo piccolo lembo di terra la possibilità di curarsi nella stessa.
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