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‘Ndrangheta a Milano: un fenomeno complesso, ramificato dovunque esistano forme di potere o autorità, le cui vittime sono costrette spesso all’omertà, non avendo reali difese e non potendo contare su forme efficaci di protezione. Si pensa che i suoi veri capi, che non appaiono in alcuna lista dei “latitanti più pericolosi” non vivano in Italia, ma si muovano fra i paesi dell’America Latina, dove hanno contatti diretti con i grandi cartelli internazionali, e i paesi delle banche.
La ‘Ndrangheta controlla l’economia, la finanza, i lavori edilizi. Acquista imprese in difficoltà, promettendone il risanamento, ma facendone poi strumenti di riciclaggio, sottoponendo gli imprenditori a diverse forme di intimidazione. Conta su esperti del mondo finanziario, manager, avvocati, uomini di pubbliche relazioni. Sfrutta le difficoltà di integrazione da parte dei gruppi etnici immigrati per avvalersi di manovalanza e quadri, per consentire al mercato criminale di diversificarsi, rendendone più difficile l’identificazione dei meccanismi.
Dopo un’indagine durata due anni, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, ieri nel capoluogo lombardo 300 poliziotti hanno messo in atto un’operazione antidroga, effettuando 100 arresti: una rete di spaccio articolata fra il milanese e le province di Varese, Como, Torino, Biella, Genova. Gran parte degli arresti riguardano cittadini serbi, montenegrini e sloveni. Questa caratteristica dell’operazione ha indotto il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ad affermare che “L’organizzazione di narcotrafficanti sgominata oggi costituisce un nuovo canale di approvvigionamento della droga in Italia e a Milano in particolare, che si è affiancato a quello tradizionale gestito dalla ‘Ndrangheta”.
La successiva conferenza stampa ha visto le autorità affermare che la droga al nord “non è più esclusività della ‘Ndrangheta”, ma che vi sono ora organizzazioni balcaniche che competono con la stesa ‘Ndrangheta contando su “concorrenzialità dei prezzi e della logistica”. Sono dichiarazioni che apparentemente inquadrano il problema, ma che in realtà dimostrano come anche inquirenti di esperienza vengano continuamente tratti in inganno da un sistema criminale complesso. Finché magistrati e dirigenti delle forze dell’ordine – quelli onesti e preparati – non decideranno di cooperare con la società civile e gli studiosi che si dedicano all’analisi delle strutture criminali complesse, sarà difficile vedere risultati capaci di bloccare il vero business delle mafie, che ogni anno cresce esponenzialmente.
A Milano comanda la ‘Ndrangheta, che ha trasformato la città in un mercato internazionale delle attività criminose più redditizie, in primis la droga: vera capitale della criminalità organizzata del Sud Europa. I giornalisti Davide Carlucci e Giuseppe Caruso hanno scritto un libro ben documentato sul fenomeno, che si intitola proprio “A Milano comanda la ‘Ndrangheta” (come facciamo noi da anni, anche i due autori scrivono ,’ndrangheta con la “n” maiuscola, per non minimizzarne l’importanza).
Lo studio mette a fuoco quale sia il vero motore del successo della ‘Ndrangheta a Milano: con un mercato di 120.000 consumatori e una stima di 10.000 dosi quotidiane acquistate e consumate, la cocaina assicura alla ’Ndrangheta l’accesso a una ricchezza quasi senza limiti, lasciando volutamente aree di mercato libere agli altri gruppi, fra cui proprio quello balcanico, che ora collabora con le ‘ndrine, ora lavora per aumentare un proprio mercato criminale, tollerato e addirittura favorito dalle stesse ‘ndrine . La ‘Ndrangheta ha una relazione diretta ed esclusiva con i cartelli sudamericani e la sua egemonia è fuori discussione. Chi non lavora per la ‘Ndrangheta, lavora con il permesso della ‘Ndrangheta, spesso anche con una certa protezione della ‘Ndrangheta.
Come ha fatto Cosa Nostra in Sicilia, così la ‘Ndrangheta ha scelto di essere invisibile, di non dare luogo a scontri sanguinosi per il territorio o il potere, di agire nell’ombra mentre magistratura e polizia si occupano di altro: immigrazione, violenza metropolitana, furti e rapine, persino accattonaggio e costruzione di baraccopoli.
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