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di Lilli Tripodi
Il nome di Riace è strettamente connesso a quello dei bronzi che furono ritrovati nelle acque dello Ionio antistanti questo piccolo comune (16,05 kmq) della provincia di Reggio Calabria nel 1972. Questo importante ritrovamento, così come il nome del luogo, testimoniano la sua origine magno greca cui successe lo sviluppo monastico basiliano in epoca bizantina, analogo a quello delle località limitrofe, che ha portato a Riace il culto per i Santi Cosma e Damiano. E così come tutti i borghi dell’entroterra reggino Riace non poteva non essere munita di una torre di avvistamento, posta a otto chilometri dall’abitato, i cui ruderi rivelano una base quadrata con due ampi vani sovrapposti e una terrazza menata che doveva essere dotata anche di cannone. Particolarmente evidenti sono attualmente i segni lasciati dalla dominazione aragonese, sopravvissuti nelle tipiche forme architettoniche dei portali, dei vialetti, degli slarghi panoramici e dei palazzi nobiliari, tra i quali spicca Palazzo Pinnarò, sede dell’Associazione Città Futura, nel quale si potranno visitare le stanze e una collezione di libri, riviste e oggetti appartenenti all’omonima famiglia. Una forte attrazione per pellegrini e turisti riveste ancora oggi la processione dei SS Medici Cosma e Damiano (dal 25 al 27 settembre), evento accompagnato da musiche, balli di tarantelle e dalla fiera in cui vengono offerti i tipici “sarsizzi” (salsicce di maiale alla brace).
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