Marina di Gioiosa Ionica, Reggio Calabria

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di Lilli Tripodi

marina di gioiosa ionica_vista panoramica estiva“Nei secoli tracce antropiche si sono stratificate su quelle naturali. Architetture di qualità, castelli e case patrizie, dialogano con la topografia di suoli aridi; curatissimi giardini affollati da piante esotiche, pregiati reperti di antiche colonizzazioni, si innestano in distese di vegetazione autoctona, reticoli cartesiani di uliveti e di orti risalgono crinali e altopiani, torri di avvistamento normanne e masserie sono potenti landmarks nel territorio. Le coste sono terre di conquista per l’edilizia abusiva e autocostruita; prodotta dal fenomeno di urbanizzazione spontanea che si è realizzato nel dopoguerra, ed oggi ancora in atto, sono luoghi di frattura dove è manifesta la fragilità economica di comunità che trovano nell’edilizia uno dei pochi settori di investimento economico.” (Vincenzo Gioffrè, Marina di Gioiosa Ionica: la riscoperta del paesaggio, in Architettura e paesaggio a Marina di Gioiosa Ionica, a cura di Gianni Celestini e Vincenzo Gioffrè).
La breve introduzione di Vincenzo Gioffrè rappresenta un’interessante panoramica della situazione attuale degli spazi urbani, siano essi storici oppure di recente impianto, e degli scenari naturali dei numerosi paesi della Locride, che presentano le stesse peculiarità fisiche ed economiche della cittadina in questione. All’interno di questo scenario, cruciale importanza viene ricoperta da Marina di Gioiosa Ionica, innanzitutto nell’ambito della comunicazione stradale reggina, poiché è nodo di intersezione tra la SS 106 e la SGC 281 della Limina, che taglia trasversalmente l’Aspromonte fungendo da collegamento tra la medesima SS 106, sul versante ionico, e l’autostrada A3 nel tratto corrispondente a Rosarno, sul versante tirrenico. Parecchio suggestiva è anche la posizione geografica della città, posta alla foce del fiume Torbido, al centro della “Costa dei Gelsomini”, su un territorio prevalentemente pianeggiante, racchiuso da una corona di colline che scendono dolcemente verso lo Ionio, attraversando le vaste distese dei pregiati uliveti e agrumeti della Locride. La quasi regolare scacchiera che forma il tessuto urbano, prodotto di quel fenomeno di urbanizzazione spontanea innescatosi lungo tutta la costa ionica calabrese ai margini della SS 106 nel dopoguerra, presenta al suo interno tracce del suo passato millenario, ravvisabili nelle antiche strutture difensive, immancabilmente presenti sulle coste calabresi, quali la torre Galea e la torre Cavallaro. L’elemento archeologico che meglio contraddistingue l’antica Romechium, nome col quale veniva designata la città in epoca romana, è però il teatro del II sec. a.C., portato alla luce dagli scavi della Soprintendenza del Bruzio e della Lucania conclusi nel 1925. L’importanza di questo monumento archeologico, chiaramente appartenente alla tarda età ellenistica, è avallata dalla testimonianza che esso offre del passaggio dal tipo di teatro greco tradizionale alle forme evolute di quello romano, non più addossato o scavato in una collina, ma costruito su una struttura di pietra calcarea e laterizio. Attualmente l’incantevole baia di Marina di Gioiosa, con le sue ampie spiagge e le limpide acque cui la FEE (Foundation for Environmental Education) ha assegnato la Bandiera Blu, sono fonte di attrazione per molti turisti, gran parte dei quali, risiedendo nella cittadina per tutto il periodo estivo, fa triplicare la popolazione locale (che al primo gennaio 2009 contava 6568 abitanti).

 

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Author: Lilli Tripodi

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