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La denominazione “Valle degli Armeni” comincia ad entrare tra gli itinerari turistici della Calabria Sud–Orientale a partire dal 2014, quando grazie all’intuizione di Carmine Verduci (Presidente della Pro-Loco di Brancaleone) a seguito dell’avvio del progetto di promozione territoriale conosciuto come “Kalabria Experience”, promosse una visita a Bruzzano Vetere (Rocca Armenia); un’ escursione che rimarrà negli annali della storia locale per aver avuto un ampio risalto mediatico, soprattutto per la provenienza di numerosi visitatori da ogni parte della Regione.
Valle degli Armeni
La denominazione di Valle degli Armeni si è coniato sulla base delle conoscenze acquisite dal celebre ormai Prof. Sebastiano Stranges (Ricercatore e Archeologo oggi Socio onorario della Pro-Loco di Brancaleone) che istruisce nel tempo Carmine Verduci; svelandogli numerose ricerche condotte dallo stesso durante anni ed anni di esperienza e ricerca sul territorio. Una definizione che non stenta a prendere presto piede nel linguaggio collettivo e del sistema turistico locale; con eventi e convegni che riprendono spesso questo argomento che ormai identifica questa zona di Calabria fino ad ora sconosciuta. O meglio dire, identificata confusamente con vari e molteplici significati etimologici.
L’area della Valle degli Armeni
Ad oggi sappiamo che questa grande intuizione ha avuto i frutti sperati. Sono stati molti in questi anni ad usare questa definizione, sia per indicare quest’area geografica e sia per identificare un itinerario turistico-culturale che comprende la zona di: Brancaleone; Bruzzano Zeffirio; Staiti e Ferruzzano Superiore; con i suoi borghi, castelli e grotte ricchi di storia, cultura e gastronomia tipica tra i più singolari e ricercati dell’intero territorio Calabrese.
Le testimonianze a Brancaleone e Staiti
A Brancaleone troviamo ormai la famosa chiesa-grotta conosciuta come: “Albero della vita” che presenta una caratteristica strutturale di ipogeo circolare con pilastro centrale e graffiti sulla parete orientale che denotano una croce astile e un pavone prostrato verso il sacro simbolo risalente al IX sec. d.C.; oltre a vari toponimi ancora in uso, come Loc. San Gregorio (riferito a San Gregorio l’Armeno).
A Staiti, toponimi di luoghi, cognomi e opere Bizantine come l’Abbazia di Santa Maria di Tridetti (Monumento Bizantino dell’ XI sec.). Ma anche vari cognomi e toponimi derivanti dalla lingua armena, come ad esempio loc. San Biagio (una grangia monastica dedicata al Santo di origini e provenienza Armena).
Le testimonianze a Ferruzzano e Bruzzano Zeffirio
A Ferruzzano troviamo i Palmenti rupestri scoperti dal Prof. Orlando Sculli; poi grotte e Santi. Nel territorio di Ferruzzano ad esempio troviamo “S. Maria degli Armeni”, posta a circa 400 mt. di quota – in una zona che sovrasta la valle si presenta come un tempietto di foggia siriaco-armena a forma pagodeggiante; simile ad altri templi che si trovano nella penisola anatolica.
A Bruzzano Zeffirio, la “Rocca Armenia” (l’antica Bruzzano), fondata dalle prime popolazioni Armene. Numerose grotte e testimonianze religiose ancora presenti dimostrano che questo sito rupestre ancora oggi conserva tutte le caratteristiche necessarie ad asserire con fermezza le origini Armene di questo luogo. Prova ne sia il toponimo ancora usato per identificare il vecchio paese ed il suo castello costruito ed arroccato proprio sulla rocca (in epoche successive).
Ma chi erano gli Armeni e da dove venivano?
Secondo quanto rileva il Prof. Sebastiano Stranges oltre ad aver descritto ed illustrato ampiamente le ricerche condotte su questo territorio, gli Armeni arrivarono in Calabria a partire già dal V° sec. dopo Cristo. Furono commercianti, stratioti (soldati o nobili condottieri). Nel IX secolo con l’avanzata araba su Reggio Calabria. All’inizio del 900 Reggio fu conquistata dagli Arabi capeggiati da Abû el’-Abbâs, che massacrarono gli abitanti e uccisero il vescovo.
Armeni ed Ebrei
Nella vallata di Bruzzano si stanziarono gli Armeni ed Ebrei. Dei primi abbiamo le testimonianze nella toponomastica come “Rocca degli Armeni” (a Bruzzano) e nei manufatti religiosi: come le chiese grotte di Brancaleone Vetus. Bruzzano nel 925, fu distrutto dagli arabi, guidati da Abu Ahmad Gafar Ibn Ubayd. Secondo la tradizione orale del territorio, dopo la distruzione di Bruzzano, gli abitanti superstiti si divisero ed alcuni si stanziarono sulla collina dove sorse poi il villaggio di Ferruzzano, altri invece si stanziarono sulla Rocca Armenia.
Il toponimo “Rocca dell’Armenio” a quale insediamento si riferisce?
Probabilmente a quello distrutto dagli arabi nell’862 quando il Wali di Sicilia, Ab-Allah Ibn Al-Abbas, occupò molte rocche bizantine in Sicilia e scatenò la sua furia guerriera in Calabria, distruggendo Qalat- Al Armanin (la Rocca degli Armeni); secondo quanto riferisce Al-Aktir, e che Michele Amari non sa dove collocare nella sua “Storia dei musulmani di Sicilia”. In seguito la comunità distrutta si ricompose, ma nel 925, come abbiamo accennato venne di nuovo massacrata. Proprio in questo periodo le dinastie berbere degli emiri di Sicilia, per via della scarsità della popolazione in Africa del Nord, andavano alla ricerca di mercenari nelle terre slave dell’Adriatico settentrionale tra gli schiavoni della Croazia o nella Dalmazia. Infatti nel 918 molti mercenari schiavoni al soldo degli arabi, sotto la guida di Masud devastarono Reggio e presero la Rocca di Sant’Agata forse nei pressi di Reggio stessa.
Area di acquartieramento
In quel periodo la vallata di Bruzzano divenne area di acquartieramento delle truppe arabe e una comunità slava di croati, vi si stabilì, come ricorda il toponimo vicino, alla Rocca degli Armeni, “Schiavuni” o “Rocca Schiavuni”. Verso la fine del IX secolo e nel X, con il riaffermarsi della potenza bizantina in Italia, vediamo di nuovo con frequenza, sulla scena della vita politica della Penisola, battaglioni e capi armeni. Già nei primi decenni del IX secolo, si trova in Italia Arsace (Arshak), ambasciatore di Niceforo I alla corte di Carlo Magno il quale arrivò a Venezia per giudicare il doge Obelerio.
Sotto Basilio I
Gli armeni combattevano in Italia, ai tempi di Basilio I, sotto il comando di Niceforo Foca il Vecchio, nonno dell’imperatore dallo stesso nome. Anzi, Niceforo il Vecchio impiantò una moltitudine di Armeni in Calabria, forse Pauliciani, come numerosi erano gli Armeni in Italia anche sotto il comando del patrizio Cosma nel 934.
L’antica Bruzzano Zeffirio è sorta con il nome di Bursana che come riferisce l’esperta in lingue antiche Armene Lilit Chilingaryan deriverebbe dalla parola BUR (buyr) in armeno “profumo” SA e NA che sono dei pronomi (questo-quello). Tradotto in lingua armena diventa “un luogo pieno di profumi”.
Alcuni vocaboli
Tra le tante curiosità troviamo anche i vocaboli di oggetti come: “TARRU O TARRA” del latte (solo per Casignana). Il tarru è un contenitore. Esiste come soprannome ancora a San Luca, Bruzzano, Africo, un vocabolo che a parere dello stesso S. Stranges suo padre tenne a mente per molti anni disturbando molti studiosi, tra cui il grande G. Rohlfs autore del “Dizionario dialettale della Calabria” ed oggi è stato finalmente svelato grazie al contributo di Lilit Chilingaryan, stiamo parlando del termine “BALANGHOCCU” . La parola deriva da “balaban” (բալաբան) che significa tamburo + ghoghu che può essere la voce del verbo կոխել k (gh)ok (gh)u; “ghoghel” significa “calpestare” e balaco (gh) la U diventa bala (tamburo) co (gh)u (calpestare), ed è riferito ad “una moltitudine di zoccoli in corsa”.
Il vocabolo “BAGIANARU” o “BAGIANU”
Oppure il vocabolo “BAGIANARU” o “BAGIANU”, dall’etimo “BAGIANA” che significa “ORO PURO” + ARU=UOMO e BAGIANA (gl) U con in mezzo una R (moscia) pronunciata ancora esattamente a San Luca, che sta per “oro puro-lucente-splendente”. Si definisce ad esempio un uomo bagianaru o una donna bagianara, come eccellenti, brillanti oppure si usa per definire gli animali piu belli, ad esempio: vitello bagianu o capra bagiana.
La valle degli Armeni: una concentrazione di antiche vestigia
Dunque la valle degli Armeni è una concentrazione di antiche vestigia e toponimi di origine armena che rappresenta il nucleo primordiale di una civiltà perduta. E che ha fortemente caratterizzato la storia di questo territorio dai connotati culturali e geo-morfologici molto simili alle terre d’Armenia, che sarà vista da questi popoli arrivati da tanto lontano come una nuova patria.
Come si svilupperà poi la ricerca dell’identità “del nostro popolo” del nostro tempo, che ancora è fortemente radicato in usi e costumi che richiamano palesemente le antiche culture Armene, lo si saprà tra qualche decennio. Di certo questo itinerario rappresenta un universo da scoprire, conoscere ed ammirare; oltre il quale esistono altre belle realtà che debbono essere valorizzate al meglio, per essere conservate e mai più dimenticate.
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