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Castello di Santo Niceto, ecco un nuovo episodio di “Esplorando dietro casa”
Il complesso e diversificato fenomeno dell’incastellamento ha lasciato tracce imponenti anche nel comune di Motta San Giovanni (RC) dove sorge il Castello di Santo Niceto, raggiungibile seguendo una chiara e ben visibile segnaletica.
La fortificazione occupa la cima di una altura e domina l’intero Stretto di Messina.
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La sua fondazione è probabilmente da imputare a esigenze di vigilanza della via marittima e della via terrestre in un periodo storico molto concitato durante il quale bizantini e saraceni battagliavano per il controllo della regione.
La struttura risale…
Le fonti letterarie citano per la prima volta la struttura nell’XI secolo, riferendo di rendite agrarie provenienti dalla immediate pertinenze.
La struttura è stata analizzata da Francesca Martorano (Università Mediterranea di Reggio Calabria) che ha proposto una scansione cronologica in quattro fasi.
Durante la prima fase (X-XI secolo) venne edificata la cinta muraria, il palazzo settentrionale, il palazzo meridionale e il cosiddetto Mastio-Cisterna, una torre poderosa destinata a custodire le riserve idriche del Castello.
La fase successiva (XII- prima metà XIII secolo) vide la realizzazione del palazzo centrale e l’erezione di un muro fra il palazzo settentrionale e il Mastio-Cisterna volto a creare una linea di difesa interna.
Nella terza fase (seconda metà XIII secolo) fu realizzato un’ulteriore linea di difesa interna (la seconda) che custodiva gli edifici residenziali e la chiesetta.
La chiesetta, definita convenzionalmente di Santo Niceto nonostante non ci siano dati oggettivi per identificare il santo a cui era consacrata, consiste in un piccolo edificio a navata unica, con abside in fondo e ingresso sul lato meridionale.
Durante la quarta e ultima fase (metà XIV secolo), furono realizzati lavori volti al rafforzamento delle difese: la cortina fu raddoppiata, le scarpate addossate alle torri e venne organizzata una terza area protetta a racchiudere il palazzo centrale e il palazzo meridionale.
Probabilmente già durante la seconda metà del Quattrocento, quando venne meno la funzione di vigilanza sul territorio, il Castello fu abbandonato.
Gli studiosi hanno a lungo cercato un borgo afferente al Castello.
Le quattro chiesette
Le ricerche si sono concentrate in particolar modo sulle pendici meridionali dove insistevano i ruderi di quattro chiesette.
La prima di queste chiesette è quella di San Nicola della Porta, databile all’IX secolo.
Lo stato attuale del rudere non consente di ricostruire completamente la planimetria dell’edificio. Possiamo solo dire che rientrava nel tipo a navata unica.
La seconda chiesetta è quella di S. Maria Annunziata, crollata in seguito all’alluvione del 1951.
Prima del crollo lo storico De Lorenzo l’aveva descritta nel dettaglio. Presentava un’unica navata, un’unica abside e l’ingresso era posto sul lato occidentale. In uno dei due settori del catino si scorgeva l’immagine di Cristo e della Vergine.
La terza chiesetta è quella di San Antonio, databile tra il XII e il XIV secolo.
Presentava un’unica navata, un’unica abside e due absidiole laterali a forma di nicchie.
L’ultima chiesetta è quella di San Pantaleone, databile al XIII secolo. Fra tutte è quella che si conserva peggio, oggi è praticamente persa, in quanto è stata utilizzata a lungo come trappeto.
Il visitatore che si reca oggi ai piedi del Castello di Santo Niceto…
può immergersi in quelle ambientazioni medievali che sono perpetuate dalla letteratura e dalla cinematografia.
Passeggiando fra i resti di palazzi e torri riecheggiano le vestigia di un solenne passato: si coglie il senso di possanza e dignità che è proprio delle Motte.
I ruderi di una straordinaria struttura fortificata dominano dall’alto sulle terre che si dispiegano tutt’attorno e sul mare, tutto sospeso in un confortevole e infrangibile silenzio.
Articolo a cura di Giovanni Speranza
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