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Esplorando l’ex base militare americana
Durante l’Ottocento, la corsa all’oro coinvolse prepotentemente la California.
Piccoli borghi, divenuti in molti casi vere e proprie città, popolate da migliaia di abitanti, sorsero in prossimità dei giacimenti aurifei più importanti.
Tuttavia, quando le vene si esaurirono le città che erano state fondate per ospitare i minatori e i cercatori d’oro lentamente si spopolarono fino ad essere completamente abbandonate.
Queste città sono note come Ghost Town (città fantasma).
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L’espressione coniata per identificare questo fenomeno storico rende benissimo la sensazione che un ipotetico visitatore proverebbe recandosi in questi luoghi.
Una città popolata solo da spettri
Ogni edificio, con il mobilio ancora all’interno, è rimasto cristallizzato assumendo l’aspetto che avrebbe una città popolata solo da spettri.
A completare il senso di abbandono che si prova in questi luoghi ci ha pensato la Natura. Questa si è riappropriata delle costruzioni dell’uomo e fagocitando ogni cosa come un mostro verde ed ingordo.
Ghost Town
Ormai il termine “Ghost Town” è diventato comune anche nella nostra lingua. Sempre più spesso lo adoperiamo per identificare situazioni simili all’interno dei nostri confini.
Con il racconto di questa esplorazione inauguriamo il primo speciale su Ghost Town e Lost Places (luoghi abbandonati) in Calabria perché anche i luoghi abbandonati hanno una storia da raccontare…
Ci siamo recati nell’ex base militare americana USAF di Monte Nardello, nel Comune di Roccaforte del Greco (RC).
Fu fondata…
Fondata nel 1965, insieme alle basi di Catania e Trapani, controllava le telecomunicazioni nell’area del Mediterraneo.
Occupava più di tre ettari ed era delimitata da una recinzione alta più di due metri, coronata da filo spinato.
Il complesso era composto da una serie di capannoni che custodivano imponenti generatori di energia elettrica.
Questi erano indispensabili per alimentare le enormi antenne radar di cui oggi si conservano solo le piattaforme in cemento.
Sorte non migliore è toccata ai capannoni: prima saccheggiati di ogni bene che potesse essere trasportato, dai quadri elettrici, motori, infissi ai sanitari, poi rasi al suolo. Oggi rimangono solo i pavimenti e mesti cumuli di macerie.
Eppure, nel periodo di massima attività, la base arrivò a ospitare fino a 40 militari.
La struttura era assolutamente autonoma: al suo interno c’erano alloggi, cucine e aree di svago.
I militari potevano trascorrere molti mesi senza mettere piede fuori, al di là del filo spinato che delimitava la loro area di lavoro.
L’ex base militare di Monte Nardello
Come per le Ghost Town californiane, la fine della base militare di Monte Nardello scattò con il venir meno della funzione per cui era stata edificata.
L’avvento dei satelliti rese obsoleta la base che fu dismessa verso la fine degli anni ‘80.
Quando gli americani se ne andarono, la base fu ceduta al Ministero della Difesa che, purtroppo, non la adoperò per altre attività abbandonandola a se stessa.
Lo spettacolo che offre oggi è di assoluto degrado: ridotta a una discarica nel bel mezzo del parco dell’Aspromonte e a pochi passi dalla celebre località sciistica di Gambarie.
Spesso sale all’onore della cronaca per la questione ambientale: la presenza di eternit e lana di roccia imporrebbero un intervento di smaltimento controllato, ma nessuno vuole farsi carico degli onori necessari per la bonifica.
L’ex base americana di Monte Nardello è, allo stato attuale, un’incredibile occasione persa.
Tornata in mano all’Italia, poteva essere musealizzata (com’è accaduto in altri paesi europei) per documentare un periodo drammatico della nostra storia recente: la guerra fredda.
Invece è prevalsa la volontà di non fare niente, approfittando della posizione isolata che ha reso ogni dibattito sulla riqualificazione dell’area sempre meno pressante fino alla quasi completa dissoluzione.
Rimane una ferita aperta in pieno Aspromonte, ormai solo meta per filmakers amatoriali e discreto set per uno zombie movie.
Articolo a cura di Giovanni Speranza
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