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Borgo Antico di Bianco, ecco un nuovo episodio di “Esplorando dietro casa”
Il Borgo Antico di Bianco è raggiungibile attraverso una stradina stretta e angusta che, dalla frazione Pardesca, risale una serie di altopiani interni fino a raggiungere la cima di una collina che domina la fiumara La Verde.
Il sito scelto per fondare Bianco Vecchio presenta alcune caratteristiche che lo accomunano a tanti altri centri abitati coevi. Difese naturali atte a rendere difficile la conquista del borgo; cono di visibilità funzionale al controllo di un’ampia porzione di territorio; presenza, a breve distanza, di una consistente riserva idrica (nella fattispecie la fiumara La Verde).
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Bianco Vecchio
Giunti a Bianco Vecchio, rivolto lo sguardo alla costa, si rimane rapiti dallo scorcio offerto da quest’angolo di Calabria.
La caratteristica morfologia dell’area si coglie nelle colline, non ancora particolarmente accentuate, le cui pendici progressivamente si estinguono verso il mare o nel letto della fiumara.
Qui, tra il IX e il X secolo, fu fondato il borgo sui resti di un abitato preesistente.
Le fonti parlano delle poderose mura che cingevano le abitazioni che seppero respingere per anni gli attacchi dei saraceni.
Accesso a Bianco Vecchio
L’accesso a Bianco Vecchio avviene attraverso la porta posta a Mezzogiorno, i cui resti sono ancora leggibili. La porta urbica comunicava con il borgo Pardesca, sorto in epoca Normanna per mano di immigrati dalla Puglia e forse anche Slavi.
La frequentazione del borgo subì un duro colpo in seguito al tremendo terremoto del 1783.
Il sisma causò la distruzione di una parte consistente dell’abitato e molti decisero di abbandonare il sito… tuttavia la vita continuò a Bianco Vecchio per oltre un secolo. Nel 1908 la terra tremò nuovamente e stavolta la resa al cospetto della forza dirompente della Natura fu totale.
Il sito fu abbandonato e i superstiti si spostarono sulla costa dove venne fondato l’abitato moderno di Bianco.
Il visitatore che si reca oggi a Bianco Vecchio
Il visitatore che si reca oggi a Bianco Vecchio può apprezzare le rovine delle antiche abitazione inerpicate sulla collina, ancora tenacemente attaccate a quei terrazzi su cui erano state edificate secoli prima. E fra questi ruderi, spicca un edificio caparbiamente resistente alle ingiurie del tempo: ai piedi delle deserte e silenti rovine si erge la chiesa di Santa Maria del Soccorso.
La fase costruttiva più antica della struttura è databile all’XI secolo, cui seguì un’opera di ricostruzione, nel corso del XVII secolo, che diede un nuovo assetto alla chiesa e che rimase in uso fino al terremoto.
Nell’ultimo periodo l’edificio è stato oggetto di lavori di valorizzazione volti al recupero e alla fruizione del bene: il bene è stato consolidato, è stato ricostruito il tetto e il muro settentrionale.
Borgo Antico di Bianco, la chiesa
La chiesa presenta un’unica navata con ingresso a oriente e un caratteristico campanile ottagonale sul lato settentrionale esterno.
All’interno si possono apprezzare ancora un monumentale fonte battesimale e tracce dell’intonaco originario.
I lavori di consolidamento e valorizzazione della Chiesa di Santa Maria del Soccorso non hanno avuto come unica finalità ricostruire un bene culturale abbandonato dopo un rovinoso evento sismico.
L’obiettivo dell’intervento è stato riconsegnare un simbolo della comunità alla propria gente.
Difatti, tutt’oggi, nell’edificio di culto si celebrano cerimonie e messe come quella in occasione della Santa Pasqua.
Il tentativo, riuscito, di riappropriarsi di questi luoghi, ricostruendo la Chiesa e “vivendola” attraverso la celebrazioni di cerimonie, denuncia la volontà di un’intera comunità a non dimenticare le proprie radici in un periodo in cui la memoria sembra una virtù di pochi.
In fondo ricordare è semplice, ma a volte è molto più semplice (e pericolo) dimenticare…
Articolo a cura di Giovanni Speranza
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